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Vaccino anti Covid universale contro varianti e future pandemie: come funziona

vaccino covid universale

Scienziati Usa hanno messo a punto un vaccino anti Covid universale che potrebbe potenzialmente funzionare sia sulle varianti che su future pandemie.

Un’equipe di ricercatori statunitensi sta mettendo a punto un nuovo vaccino anti Covid universale che potrebbe essere potenzialmente efficace non solo contro le varianti ma anche contro future pandemie di coronavirus. Questa particolare tecnologia è stata sviluppata da scienziati del Dipartimento di Microbiologia, Immunologia e Biologia del Cancro dell’Istituto Politecnico – Università Statale della Virginia (UVA), in collaborazione con il Dipartimento di Pediatria, del Pendleton Pediatric Infectious Disease Laboratory e del Child Health Research Center, sfruttando la cosiddetta sintesi del Dna: un meccanismo biologico che induce l’organismo a innescare la risposta immunitaria contro l’antigene.

Covid, allo studio vaccino universale

Scendendo maggiormente nel dettaglio, il frammento di Dna necessario alla produzione dell’antigene virale viene inserito in un circoletto di altro DNA comunemente chiamato plasmide, con questo che ha poi la capacità di replicarsi all’interno dei batteri. La piattaforma vaccinale basata sui plasmidi può fornire protezione non solo contro il Covid-19 ma anche su altri patogeni che potrebbero compiere in futuro un salto di specie, comportando la diffusione di nuove pandemie.

Al momento sono state messe a punto due differenti versioni del vaccino basate sulla stessa piattaforma; la prima è contro il virus della diarrea epidemica suina (PEDV), mentre la seconda è contro il SARS-CoV-2. Dopo che gli scienziati le hanno somministrate a dei maiali è stato osservato che entrambi i vaccini hanno protetto i suini dallo sviluppo di sintomi gravi della diarrea epidemica, come si può leggere anche nell’abstract dello studio: Il vaccino innesca una potente risposta anamnestica, potenzia le risposte dell’interferone-γ e fornisce una protezione significativa nei suini contro le malattie a seguito dell’infezione virale”. Tuttavia il suddetto vaccino non ha ancora garantito un’immunità sterilizzante.

Come ha dichiarato inoltre il professor Steven L. Zeichner, coordinatore dell’equipe, il vantaggio di questo approccio non risiede soltanto nell’universalità ma anche nel suo basso costo di produzione: “I vaccini a cellule intere uccise sono attualmente ampiamente utilizzati per proteggere da malattie mortali come il colera e la pertosse. Le fabbriche in molti Paesi a reddito medio-basso in tutto il mondo stanno producendo centinaia di milioni di dosi di quei vaccini all’anno, per un 1 dollaro a dose o meno. […] Potrebbe essere possibile adattare quelle fabbriche per produrre questo nuovo vaccino. Poiché la tecnologia è molto simile, anche il costo dovrebbe essere simile”.