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Vaiolo delle scimmie, come sta il 32enne ricoverato in Toscana

Vaiolo delle scimmie, come sta il 32enne ricoverato ad Arezzo

Ad Arezzo è stato confermato il primo caso di vaiolo delle scimmie: si tratta di un uomo di 32 anni.

Ad Arezzo è stato confermato il primo caso di vaiolo delle scimmie: si tratta di un uomo di 32 anni. Stando a ciò che dice il primario di Malattie infettive dell’ospedale di San Donato di Arezzo, presso il quale il paziente è ricoverato, l’uomo risultato positivo, ma sta bene.

Vaiolo delle scimmie, il primo caso in Toscana 

“Per fortuna il virus si trasmette con una modalità di contatto molto stretto, non è facilmente contagioso”.

Ovviamente a causa della sua positività, l’uomo si trova in isolamento.

Il livello di contagiosità è basso, si tratta di piccoli focolai legati a determinate zone e contesti. Questa malattia si contrae attraverso un contatto stretto o con la persona infetta o con dei vestiti usati dalla persona infetta. In misura molto bassa anche attraverso piccole gocce di saliva, ma serve un avvicinamento di circa un metro, oltre non si trasmette”.

Vaiolo delle scimmie: nessun allarmismo 

Il primario aggiunge anche:

“Non dà segnali di complicanze. È un caso che sta avendo un’evoluzione simile agli altri tre presenti allo Spallanzani a Roma”.

Insomma, nessuna apprensione a seguito del primo caso.

“I casi di vaiolo delle scimmie al di fuori dell’Africa non hanno avuto conseguenze importanti, è effettivamente una malattia con esito benigno, ci auguriamo che non ci sia una diffusione ulteriore”.

Il paziente ha contratto la malattia nelle Canarie 

Il 32enne avrebbe contratto la malattia durante un viaggio alle Canarie. Al suo rientro in Italia il 15 maggio scorso, l’uomo ha presentato molto velocemente i sintomi della malattia, in particolar modo l’eruzione cutanee. Motivo per il quale, nei gioni a seguire il 32enne ha evitato di avere contatti con i propri familiari, aiutato dal fatto che vive da solo. Per cui, ad esclusione del dottore di famiglia che lo ha visitato, l’unico altro contatto è stato un amico per un aperitivo.

“Entrambi sono stati allertati dall’Igiene pubblica” ha spiegato Tacconi, “e questa mattina abbiamo anche visitato e valutato direttamente l’amico. Attualmente è sottoposto ad una sorveglianza attiva”.

Attualmente, sembra che i sintomi siano scomparsi, tuttavia il tempo d’incubazione è di circa 20 giorni:

“L’osservazione e il controllo per i due contatti è di 21 giorni, che equivale al periodo di incubazione dell’infezione. Questo tempo corrisponde alla caduta delle croste formatesi dalle lesioni che seguono un’evoluzione in pustole o vescicole. Una volta diventate pustole si crostificano e quando cadono le croste il paziente è considerato non più contagioso”.