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Variante Delta, dottor Tacconi: "È più contagiosa ma niente allarmismi, l'unica arma è il vaccino"

Tamponi

Il dottor Tacconi, primario di Malattie Infettive del San Donato, ha parlato della variante Delta, spiegando che è più contagiosa e che l'arma è il vaccino.

Danilo Tacconi, primario di Malattie Infettive al San Donato, intervistato da ArezzoNotizie, ha parlato della diffusione del Covid nel territorio e della necessità di accorciare i tempi dei richiami del vaccino, che è l’unica arma. 

Variante Delta, le parole di Danilo Tacconi

Grazie ai vaccini le prospettive per il prossimo inverno sono migliori. Ora è stato tolto l’obbligo della mascherina all’aperto, ma bisogna essere molto cauti, soprattutto nelle situazioni affollate, ha spiegato Danilo Tacconi, primario di Malattie Infettive all’ospedale San Donato di Arezzo. “Occorre essere consapevoli: il virus non è debellato” ha aggiunto. Il medico ha parlato della variante Delta, che è arrivata anche nella provincia di Arezzo. “Ha un indice di trasmissione maggiore rispetto alle altre varianti, in media del 60%. In sostanza, ci si contagia più velocemente. I danni maggiori sono provocati in contesti con meno persone che hanno effettuato un ciclo vaccinale completo” ha spiegato. Tacconi ha spiegato che la malattia non sembra essere più grave negli effetti, quindi anche dove si sta diffondendo i ricoveri e i decessi restano bassi, grazie al vaccino. “Chi ha completato il ciclo vaccinale, come fragili e anziani, è protetto in buona parte dal contagio. Gli adulti che hanno fatto almeno una dose sono protetti dai rischi maggiori, anche se hanno possibilità di contagiarsi. Restano fuori i giovani, che però sono quelli meno soggetti a complicanze” ha dichiarato l’esperto. 

Variante Delta: l’importanza dei vaccini

Accelerando con le vaccinazioni, compatibilmente con i tempi tecnici dettati dalla disponibilità di forniture. Ridurre i tempi tra prima e seconda dose, che erano stati precedentemente allungati. Non si può parlare di errori di programmazione, attenzione: qui stiamo cercando di contrastare il virus giorno dopo giorno” ha spiegato Tacconi. Il virus si sta adattando e muta per aggirare il vaccino. Qualche mese fa risultava importante fare le prime dosi, ma con la variante Delta è essenziale completare il ciclo vaccinale. “Con Pfizer la protezione resta al 70%, come per Moderna, mentre con Astrazeneca e Johnson è più bassa. Bisognerebbe tornare, avendo approvvigionamenti adeguati, ai 21 giorni per il richiamo, anziché 42” ha aggiunto il medico. Tacconi ha sottolineato che il problema è che molte persone non vogliono fare il vaccino. “Purtroppo occorrerebbe sensibilizzare soprattutto gli Over 60 che sono restii, perché più a rischio rispetto ad altre categorie. E sono tanti quelli che non vogliono vaccinarsi. Per fortuna nell’Aretino siamo sotto la media nazionale in quanto a restii” ha dichiarato. 

Variante Delta: la terza dose di vaccino

La variante Delta si differenzia per alcuni tipi di disturbi. “Il Covid a cui siamo abituati provoca problemi all’olfatto e al gusto. Questa variante dà meno fastidio a olfatto e gusto e si comporta come un raffreddore. Ci sono sintomi nasali, starnuti” ha spiegato. “Indossiamo la mascherina al chiuso sempre e all’aperto nei luoghi affollati. In un contesto come una fiera, un mercato, io la mascherina la metterei. Va fatto ogni volta che c’è una riduzione del distanziamento sociale. E poi l’igiene delle mani: è fondamentale” ha consigliato il medico. Per il prossimo autunno, nonostante la variante Delta, le prospettive sono migliori. “In autunno l’80% della popolazione sarà vaccinata almeno con una dose. Se il virus continuerà a circolare, farà meno danni di 12 mesi fa” ha aggiunto.

Il medico ha spiegato che è importante evitare i ricoveri, che nei casi severi portano ai decessi. “Non si può escludere un’ulteriore variante, a quel punto potrebbe essere necessario fare una terza dose, magari modificata in base all’evoluzione del virus. E somministrarla anzitutto a immunodepressi o persone fragili. Uno scenario poi, ma questa è una mia idea, potrebbe essere quello di fare test sierologici per valutare la presenza di anticorpi nelle persone. Chi ne ha pochi, potrebbe accedere alla terza dose. Ma sono prospettive futuribili, legate alle varianti. Si vedrà” ha concluso.