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Vendola, l'intervista: «Cancellare la precarietà e restituire centralità al lavoro»

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Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Nichi Vendola, Governatore della Regione Puglia, leader di Sel e sfidante del "duo" Bersani-Renzi alle primarie del Centrosinistra. Diversi i temi toccati con Vendola, dalla sua recente assoluzione nel processo che lo vedeva imputato per abus...

nichi vendolaAbbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Nichi Vendola, Governatore della Regione Puglia, leader di Sel e sfidante del “duo” Bersani-Renzi alle primarie del Centrosinistra. Diversi i temi toccati con Vendola, dalla sua recente assoluzione nel processo che lo vedeva imputato per abuso d’ufficio, alla questione lavoro passando per i diritti civili delle coppie gay e la Riforma della Giustizia.

Con l’assoluzione dall’accusa di abuso d’ufficio si chiude una brutta vicenda della sua vita personale e professionale, adesso via libera alle primarie: quali i punti principali del suo programma per convincere gli elettori del Centrosinistra a scegliere lei e non uno tra Bersani e Renzi?

Io rappresento senza se e ma l’alternativa alle politiche liberiste. I danni del liberismo sono enormi e la sinistra che ha cercato di coniugare liberismo e welfare è stata travolta. Dobbiamo archiviare l’agenda Monti e in questo Renzi e Bersani sono piuttosto ambigui, non esprimono parole chiare. Uno dei punti fondamentali del mio programma è la cancellazione della precarietà dall’orizzonte delle giovani generazioni e la restituzione della centralità al lavoro, che deve recuperare il suo ruolo sociale, il suo ruolo di produzione di ricchezza nazionale, collettiva ed individuale, sia in senso economico, che sociale. Ecco, io su questo dico parole chiare ed inequivocabile e non mi pare che accada la stessa cosa con gli altri candidati, che invece si mostrano in accordo con la riforma Fornero.

C’è qualcuna delle proposte di Bersani e Renzi che condivide e che sentirebbe di appoggiare in caso di una loro vittoria o, perché no, fare sua e proporla nel suo programma?

Certamente ci sono dei punti di contatto fra i nostri programmi, e non potrebbe essere diversamente, visto che abbiamo sottoscritto una carta di intenti. Proprio la carta di intenti, ad esempio, dice con molta chiarezza che il governo di centrosinistra vuole superare il governo Monti e su questo siamo d’accordo. Spero se ne convinca anche Renzi.

Questione matrimoni gay e diritto all’adozione: Galan si è detto favorevole. Si aspettava di avere come alleato, in questa battaglia, un avversario del Centrodestra?

L’Italia è un paese strano, in cui può accadere che su temi come i diritti civili alcuni esponenti della destra siano più avanti del PD, di Bersani e di Renzi. Sarebbe bello poter avviare una discussione franca su questi temi, senza steccati, senza schieramenti precostituiti, liberi dalla paura di dispiacere agli amici potenti delle alte sfere, liberi finalmente dalla ipocrisia di una classe dirigente che di giorno sfila al family day e di sera si nasconde nei party a base di cocaina. Le famiglie, quelle vere e non quelle delle rappresentazioni dei politici, soffrono per la crisi e per i tagli al welfare, non certo perché si vogliono riconoscere i diritti a tutti gli amori. Io su questo punto sarò intransigente e sono contento di sapere che se sarò premier troverò all’opposizione un politico come Galan che voterà a favore di una riforma del genere. Addirittura, potrebbe essere proprio lui il relatore della legge.

Secondo lei la Giustizia va riformata? Se sì, quali i punti chiave di un’eventuale riforma?

Finora il paese ha subito un modello di giustizia discriminante: tollerante fino all’impunità per i potenti e i privilegiati, spietato e razzista per gli stranieri e gli emarginati. La condizione spaventosa delle carceri italiane è figlia di questa politica, classista e securitaria. Mentre si difendevano i privilegi dei potenti si calpestavano i diritti civili e le garanzie costituzionali di migliaia di persone: con il degrado degli istituti di pena, con la reclusione dei migranti nei centri di espulsione, con la persecuzione dei tossicodipendenti, con la mortificazione dei richiedenti asilo. I cittadini si aspettano dalla Politica una Giustizia che funzioni!

Per fare le riforme che sono necessarie bisogna abbandonare la logica dell’intervento d’urgenza e realizzare una riforma di sistema che possa garantire, finalmente, una giustizia più efficiente e veloce. Più informatizzazione, incremento di organico, razionalizzazione delle risorse sono i primi passi. Gli interventi dovranno essere mirati a riconoscere ai cittadini il diritto di agire e di difendersi in giudizio senza ulteriori e inutili aggravi di spese. Nello specifico un esempio di misura concreta riguarda la mediazione obbligatoria, che per ottenere degli effetti positivi, non può che essere prevista come facoltativa, lasciando di conseguenza al cittadino la libera scelta se adire direttamente il suo giudice naturale, così come previsto espressamente dall’art. 25 della Costituzione, ovvero tentare una strada non giurisdizionale. Va inoltre introdotto nel nostro ordinamento il reato di tortura, la cui assenza, i molti casi di maltrattamento e violenza, da Bolzaneto all’uccisione di Stefano Cucchi, ha garantito l’impunità a molti esponenti delle forze di sicurezza.

Alcuni giorni fa è morto Claudio Marsella, un operaio di 29 anni dell’Ilva. Purtroppo Marsella è solo l’ultimo di una lunga lista di morti bianche, lista che sembra destinata ad allungarsi ancora di più. Che cosa possono e devono fare le istituzioni per impedire che queste tragedie continuino a ripetersi?

Siamo in un paese in cui di lavoro si vive e si muore. Ogni anno ci sono milioni di incidenti sul lavoro che provocano 1000 morti e 20mila feriti e invalidi. Una guerra dichiarata che costa, in termini sociali ed economici, ben più di quanto possa costare adottare le misure di sicurezza necessarie. La sicurezza e la garanzia della vita non possono essere considerate un costo.

Innanzitutto è necessario fare leva sulla responsabilità delle imprese e anche dei lavoratori, affinché vengano seguite tutte le misure di sicurezza previste per legge. La cultura della sicurezza sul lavoro va coltivata, curata, sin dalla tenera età. Le porto l’esempio pugliese, in cui abbiamo elaborato un progetto di prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro, di concerto con l’INAIL e l’Ufficio Scolastico Regionale, rivolto ai ragazzi delle scuole pugliesi, che si confrontano sul tema della sicurezza attraverso un libro, che è poi divenuto uno spettacolo teatrale, premiato da Confindustria.

E’ qui, in questa sinergia fra Istituzioni ed Enti, che si innestano le politiche di sicurezza sul lavoro, sia per fare prevenzione, sia per effettuare i controlli necessari.

Vincenzo Borriello