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Verona, attraversa il baratro su una fune: cade nel vuoto

Verona

Sui monti al confine tra Verona e Trento un uomo è precipitato nel vuoto. Stava praticando lo "slacklining"

Nella serata di venerdì 29 giugno 2018 un uomo ha attraversato un baratro sulle montagne al confine tra Verona e Trento. Un guasto tecnico ne ha provocato l’incidente. L’appassionato è precipitato nel vuoto. Schiantandosi a terra, è morto sul colpo.

Incidente sulle montagne tra Verona e Trento

Un uomo è morto nella sera di venerdì 29 giugno sulle montagne al confine tra Verona e Trento. L’uomo è precipitato mentre attraversava un baratro su una fune sospesa nel vuoto. Il fatidico episodio si è tragicamente consumato sui Monti Lessini, tra Passo delle Fittanze e Sega di Ala, a 1399 metri di quota.

L’uomo, un appassionato, stava praticando lo “slacklining”. Il termine deriva da “sickline”, ovvero la fettuccia sospesa nel vuoto sulla quale camminano i praticanti di questo sport estremo. Si tratta della pratica sportiva in auge ai giorni nostri e che prevede il passaggio da una montagna all’altra su corde sospese nel vuoto. Gli appassionati restano agganciati a tali funi mediante un sistema di moschettoni. Per cause ancora da chiarire il dispositivo di sicurezza si sarebbe sganciato. Sarebbe questo il guasto tecnico che ha fatto precipitare l’uomo, schiantandosi al suolo.

Sul posto sono immediatamente intervenuti i sanitari del 118 di Verona. Oltre all’eliambulanza, è giunta sul posto anche una squadra del Soccorso Alpino. Purtroppo però non c’era ormai più nulla da fare. Le indagini sono state affidate ai carabinieri di Trento.

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Lo slacklining

Si tratta di un’attività sportiva piuttosto simile a ciò che fa il funambolo in bilico sulla corda. Chi pratica lo slacklining fa un passo alla volta sopra una fettuccia (può essere piatta o arrotondata). L’ampiezza è generalmente compresa tra i 2,5 e i 5 centimetri ed è posta in tensione fra due punti all’interno di una palestra, di una cornice architettonica cittadina oppure nel cuore della natura, come in quest’ultimo, tragico, episodio.

Il materiale di cui è fatta la fune non è tendenzialmente statico, come quello della fune dell’acrobata da circo. Al contrario, subisce continue e sorprendenti oscillazioni, che devono essere assorbite dall’atleta, affinché non perda l’equilibrio e cada.

Chi pratica lo slacklining è assicurato da un’imbragatura, ma questa non lo preserva dallo sforzo mentale incredibile che compie per raggiungere il punto opposto a quello di partenza.

Il caso di Belluno

Un caso simile è avvenuto a Belluno pochi giorni fa, in data 24 giugno 2018. Non si trattava di un esperto di slacklining, ma purtroppo la sua fine è stata altrettanto tragica.

Non si arrestano le morti in montagna legate alla pratica del base jumper. Si tratta dello sport estremo che spinge a sfidare le cime lanciandosi nel vuoto con una tuta alare. Infine, si atterra con un paracadute. La prima vittima in Veneto del 2018 è un turista britannico di 49 anni, Robert Haggarty, che si era gettato da Cima della Busazza, nell’Agordino, a 2.894 metri di quota nel gruppo del Civetta.

Stando al racconto di due testimoni che hanno assistito alla disgrazia, l’uomo, che alloggiava al Rifugio Monti Pallidi di Canazei insieme ad un gruppo di 25 amici, si è buttato dallo spigolo della cima, ha aperto il paracadute ma si è schiantato meno di 200 metri a valle. Per gli uomini del Soccorso alpino bellunese le operazioni di recupero della salma sono state molto faticose. L’incidente, infatti, è avvenuto in un luogo impervio e con condizioni meteo non facili.