> > Masseria Rivera, luogo di violenti omicidi

Masseria Rivera, luogo di violenti omicidi

masseria rivera

La Masseria Riviera fu data in gestione alla famiglia Tarantini: tutto cambiò quando il brigante Luigi Terrone, nel 1863, decise di assaltarla.

La Masseria Rivera si trova, semidistrutta, a Corato, in Puglia. Fu eretta nel XIX secolo e prese il nome dalla famiglia che la fece costruire. A guardarla oggi sembra un podere abbandonato come molti altri sparsi per l’Italia. Ma in passato fu teatro dell’assassinio del brigante Luigi Terrone e di una terribile ritorsione.

Stando a quanto riportato dal sito barinedita.it, la masseria è composta da tre edifici in pietra adiacenti, un tempo adibiti ad alloggio per i contadini, le stalle e un deposito per i raccolti. Oggi mostra tutti i segni tipici delle strutture abbandonate. La porta e la finestra d’accesso sono annerite e rovinate da un incendio appiccato da ignoti, la fitta vegetazione impedisce di accedere all’interno, il tetto è crollato.

Rino Scarnera, storico di Corato, racconta ciò che accadde. “A metà dell’Ottocento il fenomeno del brigantaggio era particolarmente diffuso nel Mezzogiorno. Rapine e omicidi di bande armate nei confronti di ricchi proprietari terrieri erano frequenti”.

Masseria Rivera, gli omicidi

L’ex fornaio Luigi Terrone, 34 anni, nell’Agosto del 1863 fece irruzione nella masseria data in gestione dai Rivera a Luigi Tarantini. Ma i 3 figli dell’uomo, Michele, Saverio e Francesco, ebbero la meglio sul brigante e lo uccisero con le sue stesse armi. Il corpo di Terrone fu messo su un carro ed trasportato per le vie del paese, per la gioia dei coratini. Ma temendo la vendetta dei compagni dell’assalitore ucciso, la famiglia Tarantini si nascose nel centro abitato, lasciando il podere incustodito.

“Tre giorni dopo il delitto un gruppetto di briganti invase la tenuta – racconta Scarnera – e non trovando le vittime designate, sfogarono la loro ferocia fucilando uno dei contadini, il 45enne Caputo e suo figlio di 8 anni, al quale fu fracassata la testa. La fattoria venne data alle fiamme”.

I Tarantini deciserò così di tornare a Corato ma non riuscendo a gestire la masseria, ormai completamente devastata, andarono in grosse difficoltà economiche. I Rivera, inoltre, stanziarono 2633 lire per la ristrutturazione dei locali, cifra troppo alta per i Tarantini che vendettero tutti gli attrezzi e gli animali a disposizione per poter sopravvivere. I Tarantini non riuscirono mai a riprendersi e finirono in rovina, proprio come la masseria.