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Agdam, fondata intorno alla fine del XVIII secolo (status ufficiale nel 1828) e situata in una zona di confine nello Stato dell’Azerbaigian è considerata la città fantasma più grande al mondo.
Agdam la città fantasma
La città un tempo contava circa 50.000 abitanti ed ora è praticamente disabitata a parte pochi contadini e allevatori che hanno trasformato le sue rovine in periferia come zona di pascolo per gli animali.
È una città completamente distrutta. Solo la maggiore moschea della cittadina e poche altre strutture sono rimaste in piedi e versano comunque in cattive condizioni. Tanto che c’è chi la chiama addirittura l’Hiroshima del Caucaso.
Primo conflitto Nagorno Karabakh
Tutto è cominciato nell’ambito del primo conflitto del Nagorno Karabakh. L’inizio della fne per Agdam è cominciato quando l’esercito dell’Azerbaigian deicse di utilizzare la città come base dalla quale lanciare bombardamenti e incursioni missilistiche sul Karabakh. Agdam era infatti strategicamente importantissima in quanto vicinissima a Stepanakert, dove erano partite la maggior parte delle controffensive azere. Gli abitanti fuggirono nei paesi vicini ad est e Agdam divenne una città fantasma. Le sue rovine usate come materiali da costruzione, anche a Stepanakert.
La squadra di calcio in esilio
Tra gli esuli azeri anche i giocatori della squadra di calcio locale, il Qarabag, la squadra azera da anni costretta ad allenarsi e giocare le partite lontano dalla sua patria. Tra i tanti edifici distrutti nei bombardamenti del primo conflitto, anche lo stadio “Imarat”. La sua storia è stata conosciuta dal grande pubblico soprattutto in occasione dei turni preliminari di Europa League del 2009.
Bonifica e ricostruzione
Riconquistata dalle forze azerbaijane in seguito allo scontro riesploso nel 2020 la zona di Agdam, come le altre province azere nei dintorni del Nagorno Karabakh, è oggi disseminata dalle mine lasciate dai soldati armeni. Tanti esuli sperano che la città venga ricostruita ma serviranno anni prima della bonifica dalle mine.
L’Italia è stata il primo paese occidentale a visitare – prima con una delegazione parlamentare, e subito dopo con una rappresentanza del Governo – i territori riconquistati dall’Azerbaijan in Nagorno Karabakh.