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Vicenza, donna di 79 anni morta dopo essere stata dimessa dall'ospedale: aperta un'inchiesta

Vicenza morta dimissioni ospedale

A Vicenza una donna di 79 anni si è recata in pronto soccorso, dove è stata visitata e poi dimessa. Due ore dopo è deceduta.

Indignazione e dolore a Vicenza: la comunità cittadina piange la scomparsa di una donna di 79 anni, morta due ore dopo le dimissioni dall’ospedale. Il pm ha aperto un’inchiesta per accertare quanto successo, chiarire eventuali responsabilità e fare giustizia.

Vicenza, donna morta poche ore dopo le dimissioni dall’ospedale

Non si danno pace i familiari di Silva Stefanutti, la 79enne pensionata deceduta dopo le dimissioni dal pronto soccorso del San Bortolo. I figli della donna, tramite l’avvocato Fernando Cogolato, hanno presentato un esposto in tribunale a Vicenza chiedendo al pubblico ministero di effettuare l’autopsia sul corpo della madre per capire le cause del decesso. La donna è deceduta in casa, a letto, domenica 29 agosto 2021. Poco prima era andata in pronto soccorso per farsi visitare, lamentando dolori al petto.

Figli e marito della donna vogliono accertare eventuali leggerezze da parte del medico che l’ha visitata, sottoponendola all’esame del sangue e all’elettrocardiogramma e lasciandola andare a casa dopo circa tre ore.

Vicenza, morta dopo le dimissioni dall’ospedale: la diagnosi del medico

La signora Stefanutti ha raggiunto l’ospedale nel primo pomeriggio ed è rimasta in pronto soccorso per circa tre ore. Dopo le visite di controllo, è stata dimessa. Alla 79enne era stato prescritto un antidolorifico e la diagnosi di un reflusso gastroesofageo, come indicato nel referto.

Il marito ha trovato la donna senza vita intorno alle 18 del giorno stesso, poche ore dopo le dimissioni dalla struttura ospedaliera vicentina.

Vicenza, morta dopo le dimissioni dall’ospedale: aperta un’inchiesta

Dopo aver ricevuto l’esposto, il sostituto procuratore Alessia La Placa ha aperto un’inchiesta ipotizzando l’omicidio colposo.

Indagata al momento la dottoressa che aveva visitato la 79enne al pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo. Si tratta di un atto dovuto per permettere al medico di difendersi e nominare un proprio medico legale che possa partecipare all’autopsia. Lo stesso faranno i familiari della donna.