> > Michela Monferrini, "Muri maestri" uniscono invece di dividere

Michela Monferrini, "Muri maestri" uniscono invece di dividere

featured 1041905

Roma (askanews) - Sono circa 70 i muri divisori in tutto il mondo: da quello di Trump tra Stati Uniti e Messico, a quelli tra India e Pakistan, tra Zimbawe e Botswana, o quello europeo, di filo spinato, tra Ungheria e Serbia. La scrittrice Michela Monferrini nel libro "Muri maestri", edito da "La ...

Roma (askanews) – Sono circa 70 i muri divisori in tutto il mondo: da quello di Trump tra Stati Uniti e Messico, a quelli tra India e Pakistan, tra Zimbawe e Botswana, o quello europeo, di filo spinato, tra Ungheria e Serbia. La scrittrice Michela Monferrini nel libro “Muri maestri”, edito da “La nave di Teseo”, partendo dalla constatazione che dopo la caduta del muro di Berlino il numero di barriere è molto aumentato, ha deciso di raccogliere storie di muri che uniscono, che ospitano, che diventano collettori di preghiere, sogni, aspirazioni, testimonianze, ricordi, proteste.

“La scoperta più emozionante è stata quella del muro degli eroi di Londra. E’ un muro dedicato a coloro che hanno perso la propria vita salvando la vita di qualcun’altro o quantomeno provandoci. E quindi da quel 1900 fino ad oggi vengono apposte tante piastrelle, ognuna riporta una data di nascita, di morte o un motivo di morte, e ci racconta di persone di cui magari sarebbe rimasto un trafiletto sul giornale, ma che invece sono bloccate lì nel loro gesto eroico massimo”.

Ci sono muri che rappresentano testimonianze, muri che cambiano la propria funzione, muri che sono portatori di idee, e muri che vengono replicati, come il John Lennon wall, nato a Praga subito dopo la sua morte. “Gli studenti che erano sotto dittatura, a Praga, vanno di fronte a questa parete, in centro, cominciano a scrivere messaggi di pace, frasi pacifiste, molti brani delle canzoni del Beatles, riproducono i colori dei Beatles, e ogni notte la polizia di regime andava, cancellava tutto, ogni loro ricominciavano e ri-riempivano questa parete. Molti, molti anni dopo, quindi in questo secolo in cui ci troviamo, durante il movimento degli ombrelli di Hong Kong, gli studenti e la popolazione manifestava contro una legge elettorale inaccettabile e, a distanza di anni, a distanza di chilometri, decidono di replicare un John Lennon wall.

Spesso i muri, grazie agli interventi di un artista, diventano terreno di denuncia, come nel caso di Bansky. Ma, ha scoperto Monferrini, che la protesta sui muri non è solo in mano ai giovani. “Ho trovato moltissime storie di persone, anche al di là con l’età, che hanno usato proprio questa forma, la bomboletta e il muro per denunciare quello che volevano denunciare.

Il caso emblematico è Louise, una signora svizzera, che è stata arrestata anche recentemente, è quasi novantenne lei, sui muri della Banca nazionale svizzera, quindi uno dei luoghi forse più intoccabili del pianeta, a Zurigo, e lei scrive con la bomboletta frasi contro il finanziamento delle banche al mercato delle armi che ovviamente alimeta guerre in giro per il mondo. Ci dice, appunto, che l’impegno, la rabbia, persino la ribellione, la rivoluzione, non c’entrano niente con l’età anagrafica”.