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Leonardo che non ti aspetti: la Scapiliata alla Pilotta a Parma

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Parma (askanews) - Nel cuore di Parma c'è qualcosa di più grande di quanto immaginassimo. Scoprire, soprattutto dopo essersi avvicinati con una dose di scetticismo un po' snob, il Complesso Monumentale della Pilotta è un'esperienza che restituisce un senso vero a frasi che credevamo essere stat...

Parma (askanews) – Nel cuore di Parma c’è qualcosa di più grande di quanto immaginassimo. Scoprire, soprattutto dopo essersi avvicinati con una dose di scetticismo un po’ snob, il Complesso Monumentale della Pilotta è un’esperienza che restituisce un senso vero a frasi che credevamo essere state definitivamente consumate dall’abuso, come quella che “l’Italia è una miniera di tesori d’arte”. Perché la nuova istituzione, figlia della riforma dell’ex ministro Franceschini, ha unificato cinque istituti: la Galleria Nazionale, il Teatro Farnese, la Biblioteca Palatina, il Museo archeologico e il Museo Bodoniano. E in questa nuova coesione ha ripreso forma un progetto enciclopedico che voleva essere una sorta di summa dell’immagine che l’Occidente aveva e proponeva di sé.

Oggi, sotto la direzione di Simone Verde, la Pilotta fa sentire il respiro di un museo internazionale, basti pensare alla luce che illumina la riallestita Ala Nord della Galleria, e il senso di un importante progetto in divenire. “In questo lavoro di riallestimento – ha spiegato il direttore ad askanews – abbiamo in 24 mesi riaperto dieci sezioni, riqualificato 12mila metri quadri, messo mano ai cantieri fondamentali e anche lanciato tutti quei cantieri che permetteranno a un museo di questa vastità di avere tutti i servizi al pubblico”.

Un’operazione che, ovviamente, guarda anche all’anno prossimo, quando Parma sarà la Capitale italiana della Cultura. “Il 2020 – ha aggiunto Simone Verde – sarà un modo per restituire tutto questo lavoro fatto e di mettere a frutto tutti questi investimenti in un momento così significativo per la città di Parma e forse anche per il resto del nostro Paese”.

Il progetto, si capisce, è vastissimo e la forza di alcuni luoghi, come il Teatro Farnese o la Biblioteca Palatina, compensa anche le sezioni più chiaramente legate alla realtà locale parmigiana. Ma tutto quello che possiamo dire o scrivere, alla fine, può solo convergere verso un dipinto semplicemente straordinario, la “Scapiliata” di Leonardo Da Vinci, un capolavoro assoluto cui ora è dedicata alla Pilotta una mostra specifica, ma che, da sempre è nella collezione del museo. Cioè, è sempre stata a Parma e molti di noi non lo sapevano.

“E’ uno dei pezzi più importanti che noi abbiamo in collezione – ci ha raccontato il direttore Verde – il volto di questa misteriosa signora, che qualcuno ha definito l’altra Gioconda, è estremamente iconico e permette di riassumere tutto l’ideale di bellezza del Rinascimento italiano, questa perfetta armonia che si vede anche nella resa degli affetti di questo volto concentrato, un po’ malinconico, tra uomo e natura che era per l’appunto l’obiettivo delle ricerche degli artisti del Rinascimento”.

Al dipinto, così come a molti altri della Galleria, il direttore e il suo staff hanno ridato una cornice adeguata, per un’operazione di filologia artistica molto chiara: nel Rinascimento la cornice era parte essenziale dell’opera e toglierla, come è successo spesso nei secoli successivi di museificazione, era una vera e propria amputazione del dipinto.

E, guardando il volto perfetto della “Scapiliata”, sembra impossibile che a fare notizia siano state le polemiche sull’acquisto della cornice, piuttosto che l’assoluta magnificenza di ciò che la cornice contiene e il fatto che, in qualche modo, qui a Parma c’è davvero un’altra Gioconda o, comunque, un’opera che nulla ha da invidiare al gioiello vinciano del Louvre, se non, probabilmente, due secoli di comunicazione più efficace. Ma adesso è venuto il momento di cominciare a colmare anche questo divario.