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Cosa ci fa Bolsonaro con i capi indios? Li spinge a vita moderna

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Brasilia, 9 ago. (askanews) - L'immagine di Jair Bolsonaro con alle spalle dei capi indios lascia un po' perplessi. Poi si capisce che questi rappresentanti indios esibiti dal presidente brasiliano di estrema destra in una diretta Facebook, sono alla ricerca di "uno stile di vita più moderno". Ni...

Brasilia, 9 ago. (askanews) – L’immagine di Jair Bolsonaro con alle spalle dei capi indios lascia un po’ perplessi. Poi si capisce che questi rappresentanti indios esibiti dal presidente brasiliano di estrema destra in una diretta Facebook, sono alla ricerca di “uno stile di vita più moderno”. Niente di più ghiotto per Bolsonaro che ha da tempo messo le mani sulle loro terre.

Il leader brasiliano è finito nel fuoco incrociato delle polemiche per avere tolto agli indigeni la gestione dei confini dei loro territori (assegnandola alla ministra che rappresenta di fatto le lobby dei latifondisti) e per avere allentato i controlli ambientali sull’Amazzonia, per aprire allo sfruttamento minerario e agricolo o alle dighe idroelettriche.

Già in campagna elettorale il suo mantra è sempre stato quello di spingere questi popoli fuori dalle loro terre, assimilandoli agli altri brasiliani, invitandoli a coltivare le loro terre, invece che lasciare le loro terre sotto il controllo statale.

Con Bolsonaro in questo video compaiono tre capi del territorio indigeno Raposa Serra do Sol, dimora del popolo Macuxi, i quali a turno affermano:

“Noi popolo indigeno, viviamo un nuovo stile di vita. Siamo nel 21esimo secolo. Signor presidente, non ci sono case, né pesca, non c’è niente per dire, come dicono le ong, che gli indios vogliono preservare la loro cultura, che vogliono vivere secondo la loro cultura… È impossibile oggi vivere come hanno vissuto i nostri genitori. Oggi abbiamo bisogno di essere diversi”.

“Stiamo lì senza poter fare nulla Presidente. Non possiamo produrre su larga scala, non possiamo produrre la ricchezza del nostro Stato”.

“Cosa vogliono le ong? Le ong hanno sempre voluto vedere la parete della peggiore casa che potevano trovare, l’hanno filmata, fatto delle foto e poi chiesto del denaro all’estero”.