> > Fusione nucleare importante per sviluppo energetico sostenibile

Fusione nucleare importante per sviluppo energetico sostenibile

featured 1059554

Roma, 7 ott. (askanews) - L'Italia gioca un ruolo di rilievo nella ricerca sulla fusione nucleare per produrre energia pulita e sicura, in quella roadmap tracciata dall'Europa per arrivare ad avere reattori commerciali in grado di portare l'energia elettrica nelle nostre case intorno alla metà di...

Roma, 7 ott. (askanews) – L’Italia gioca un ruolo di rilievo nella ricerca sulla fusione nucleare per produrre energia pulita e sicura, in quella roadmap tracciata dall’Europa per arrivare ad avere reattori commerciali in grado di portare l’energia elettrica nelle nostre case intorno alla metà di questo secolo. A Padova e a Frascati si sta lavorando a due importanti tasselli di questo percorso, come ci racconta il prof. Piero Martin, Ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Padova, coinvolto in entrambi i progetti.

Martin è infatti membro dell’Executive Board del Divertor Tokamak Test (DTT) che sarà sviluppato a Frascati sotto la guida dell’Enea ed è ricercatore presso il consorzio RFX (di cui fanno parte CNR, Enea, Unipd, INFN, Acciaierie Venete) che sta sviluppando a Padova il progetto NBTF – Neutral Beam Test Facility.

Prima di addentrarci in questi due progetti, soffermiamoci sull’obiettivo della ricerca sulla fusione: riprodurre sulla terra il funzionamento del Sole.

“Stiamo cercando di rubare il segreto del Sole. Il Sole funziona fondendo nuclei di idrogeno e trasformando così l’energia necessaria per la vita sul nostro pianeta. Noi cerchiamo di fare qualcosa del genere. È molto più complicato – chiarisce il prof. Martin – ma ci stiamo lavorando. Vogliamo lavorare con un combustibile che sono isotopi dell’idrogeno, quindi nuclei estremamente leggeri che vogliamo far fondere insieme e da questi poi ricavare energia elettrica”.

E veniamo ai progetti sulla fusione in corso in Italia. A Padova si sta sviluppando NBTF – Neutral Beam Test Facility. Di cosa si tratta?

“A Padova stiamo realizzando un grande acceleratore, un iniettore di particelle neutre che avrà il compito di scaldare il plasma di ITER. ITER è questo grande esperimento che dovrà dimostrare la fattibilità scientifica della fusione, lo stiamo costruendo nel Sud della Francia con un’ampia collaborazione internazionale. E il contributo di Padova – spiega il fisico – è proprio quello di costruire l’accendino, quel dispositivo che porterà il combustibile di ITER alle temperature necessarie per ottenere la fusione. Temperature elevatissime, decine di milioni di gradi”.

Ed è nella gestione di queste temperature così elevate che si inserisce un altro progetto italiano, DTT- Divertor Tokamak Test che si svilupperà a Frascati sotto la guida dell’Enea e che di recente ha avuto un finanziamento di 250 milioni di euro dalla Banca europea per gli investimenti.

“Esattamente. DTT sarà un esperimento intero, la ciambella in cui produciamo il plasma e tutti i sistemi ausiliari ed è proprio realizzato per capire come gestire i grandi flussi di potenza che escono da questi dispositivi, pari a quelli che abbiamo sulla superficie del Sole. Quindi veramente impegnativi per i materiali di oggi e quindi stiamo lavorando per cercare di gestirli al meglio. DTT servirà esattamente a questo”.

Guardando alla roadmap europea per l’energia da fusione, abbiamo detto di ITER e poi?

“ITER dovrebbe entrare in servizio alla fine di questo decennio e ottenere i suoi primi risultati importanti agli inizi del prossimo, cioè dal 2030 in poi; sarà seguito da DEMO che sarà il primo prototipo di reattore per la produzione dell’energia elettrica e poi da una filiera di reattori commerciali. Credo che tutto questo ci porterà alla seconda metà di questo secolo, dal 2050-2060 in poi. Salvo improvvise accelerazioni dettate da emergenze vuoi sociali vuoi ambientali. Uno dei padri della fusione – prosegue il prof. Martin – agli inizi della ricerca verso la fine degli anni ’50 disse: la fusione sarà pronta quando l’umanità ne avrà bisogno. Credo che sia arrivato il momento. Quindi il percorso scientifico potrebbe anche essere accelerato, ad esempio da ulteriori investimenti”.

La fusione non risolverebbe del tutto i problemi di approvvigionamento energetico da fonti alternative e sostenibili. “No, non li risolverà. Darà però un contributo importante. Credo che la filosofia per uno sviluppo energetico sostenibile sia quella di saper gestire e lavorare su un paniere di energie libere da CO2, quindi rinnovabili, da fusione, quindi tante sorgenti insieme. Certamente per quel che riguarda il cosiddetto ‘baseload’ cioè quella necessità di energia di cui per esempio una grande città ha bisogno 24 ore su 24 la fusione potrà dare un grossissimo contributo, probabilmente fondamentale”.