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Docu-film su Franco Lorenzoni, il maestro che dialoga coi bambini

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Roma, 30 ott. (askanews) - Chi ancora non conosce Franco Lorenzoni farebbe bene a guardare il documentario a lui dedicato "É meglio che tu pensi la tua", presentato ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del cinema di Roma, e prodotto da Cecilia Valmarana per Rai Movie (dove è anda...

Roma, 30 ott. (askanews) – Chi ancora non conosce Franco Lorenzoni farebbe bene a guardare il documentario a lui dedicato “É meglio che tu pensi la tua”, presentato ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del cinema di Roma, e prodotto da Cecilia Valmarana per Rai Movie (dove è andato in onda il 26 ottobre e quindi visibile su RaiPlay).

“Il documentario per me, il senso che ha, se andrà in giro, se qualcuno lo guarderà è di dire ‘ascoltate i bambini, perché ascoltandoli c’è una grandissima ricchezza’”.

Abbiamo incontrato il “maestro di Giove”, paesino dell’Umbria dove ha insegnato negli ultimi decenni, poco prima delle proiezione, per chiedergli di parlarci del docu-film, in cui i protagonisti sono i ragazzi del suo ultimo anno di insegnamento. Da dove arriva il titolo “É meglio che tu pensi la tua”.

“É una frase detta da un bambino, da David, di origine rumena, che lui discutendo nella caverna, dentro una grotta, del mito di Platone, lui a un certo punto ha detto ‘è meglio che tu pensi la tua’. Nel senso, prima ciascuno deve poter dire liberamente cosa pensa e poi si discute e si impara dagli altri, si impara dal testo”.

“Forse Platone voleva dire che se ci siamo noi 21, 20 pensano una cosa e uno la pensa diversa, non significa che hanno ragione per forza quei 20 perché sono di più”

“Come facciamo a sapere che tutto quello che vediamo è la verità?”

Nella pellicola, diretta da Davide Vavalà, compaiono ad un certo punto la regista Francesca Archibugi e il giovane scrittore e sceneggiatore Giacomo Mazzariol. Ma quello che emerge con forza è il modo di insegnare di Lorenzoni, che è anche fondatore della Casa laboratorio di Cenci, ad Amelia, un centro di sperimentazione educativa all’avanguardia.

“Assolutamente non lo chiamate Metodo Lorenzoni, è una tradizione che viene dal movimento di cooperazione educativa, è una lunga tradizione la scuola attiva, noi la chiamiamo pedagogia dell’ascolto, il punto chiave è pensare che il dialogo è l’architrave del processo educativo, tutte le conoscenze, l’incontro con un quadro, un libro, un teorema, avviene discutendone e dando la possibilità a ciascun bambino di dire la sua”.

“In questo ultimo libro che ho scritto ‘I bambini ci guardano’ ho affrontato esattamente questo tema, cioè, ho cercato di raccontare come dalla terza elementare alla quinta abbiamo fatto i temi della guerra, dell’immigrazione, della violenza e non violenza. I bambini sono molto ricettivi, se gli si dà loro degli stimoli grandi, potenti per discutere, per dire il mito della caverna di Platone è uno straordinario stimolo per discutere la conoscenza”.