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Economia circolare, a Ecomondo Sogin protagonista decommissioning

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Roma, 8 nov. (askanews) - "Gli impianti nucleari non erano costruiti per essere smantellati. Noi stiamo facendo di conseguenza un lavoro da pionieri, facendo qualcosa che non era stato progettato inizialmente". Così l'ingegner Emanuele Fontani, direttore Disattivazione Impianti Sogin ribadisce a...

Roma, 8 nov. (askanews) – “Gli impianti nucleari non erano costruiti per essere smantellati. Noi stiamo facendo di conseguenza un lavoro da pionieri, facendo qualcosa che non era stato progettato inizialmente”.

Così l’ingegner Emanuele Fontani, direttore Disattivazione Impianti Sogin ribadisce a Ecomondo 2019 l’importante ruolo di Sogin, società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani, in materia di sostenibilità e di economia circolare. Con Sogin dunque protagonista di un unicum a livello mondiale, presentato in occasione di un partecipatissimo evento ad una platea di addetti ai lavori agli Stati Generali delle Demolizioni. Ancora Fontani:

“Sicuramente il decommissioning nucleare e tutte le attività denucleari sono basate su un discorso di totale circolarità. Non a caso il 90 per cento dei materiali che provengono dallo smantellamento ritornano nel ciclo produttivo. Altro obiettivo è quello di minimizzare il rifiuto radioattivo che ha un costo ed un impatto ambientale altrimenti notevole. Qui ad Ecomondo dunque presentiamo una delle nostre principali esperienze, dove siamo riusciti a rendere rimovibile un deposito di rifiuti radioattivi, nato come deposito che doveva restare sul territorio e non poteva essere rimosso. Recuperando l’area ad altri futuri utilizzi”.

Parliamo della bonifica della fossa 7.1 dell’impianto Itrec di Rotondella, ossia il rilascio di un’area in cui è interrato un monolite contenente rifiuti radioattivi:

“Un grosso lavoro, unico al mondo, come riuscire a recuperare circa 130 tonnellate di materiale che si trova alla profondità di sette metri. Un deposito di rifiuti radioattivi, di una parte importante perchè si tratta di spezzoni di combustibile irraggiato. E con delle tecnologie sviluppate appositamente e realizzate da aziende italiane siamo riusciti a ridurre in termini di massa questo grande monolite, trasformalo in pozzi, incamiciare i pozzi in strutture in acciaio inox e tra circa tre settimane procederemo con l’estrazione dei pozzi rendendoli mobili portandoli su un carrello”.

La soluzione progettuale e ingegneristica adottata da Sogin, molto complessa e come detto senza precedenti, consentirà dunque, oltre che un case history mondiale, un significativo passo avanti nel decommissioning del sito nucleare lucano.