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Gotha del collezionismo milanese per opening mostra Chiara Dynys

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Milano, 15 nov. (askanews) –

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Milano, 15 nov. (askanews) – Alla presenza di collezionisti del calibro di Panza di Biumo, di un curatore come Giorgio Verzotti e storici dell’arte come Laura Cherubini, è stata inaugurata a Milano “Chiara Dynys. Aurora”. Una mostra che affronta un miracolo non solo cromatico, quello dell alba, che modifica la realtà, la percezione, il senso del futuro.

L’esposizione ospitata da Luca Tommasi ruota attorno ad una riflessione sul concetto di unicità che ogni alba rivela: benché si tenti di ricondurre ad un unico evento la colorazione che pervade il cielo, sul far del giorno, ogni alba è di fatto unica ed irripetibile.

Come spiega l’artista, Chiara Dynys, le sue opere in questo caso si risolvono con un linguaggio astratto, più del solito per lei.

L’idea del guardare al futuro, guardare al domani, attraverso una stanza che si decuplica, dentro a delle cornici, ci fa pensare a un allungamento spazio-temporale, dando vita ad uno spettacolo immersivo in cui l architettura della struttura confonde lo spettatore.

Secondo il gallerista Tommasi, Dynys pur non essendo pittrice tout court, si inserisce straordinariamente nella programmazione della sua galleria che è considerata una delle più importanti a Milano per la pittura.

“Il forte di Chiara è avere nel substrato, un messaggio sociale che non vuol dire politico. Lei è un artista che solleva degli interrogativi. Ed è quello che l artista dovrebbe fare: l artista non deve dare delle risposte. L artista deve sollevare delle domande e far pensare”.

Mantovana, ma milanese d’adozione, Dynys ha più volte presentato al pubblico lavori sulla guerra, sulla Siria, sui profughi, su conflitti e convivenza. Lavori che spesso diventano una dichiarazione d amore per i Paesi colpiti. In molti di essi l artista ha vissuto e lavorato, conoscendone i loro momenti di crisi. Ma il suo messaggio è sempre volto a una positività di fondo. Come ci spiega lei stessa:

“Il futuro ha spazio nel mio lavoro in generale, io faccio un lavoro che parte dalla forma prospettica, si inscrive sempre in forme che hanno una rimembranza borrominiana e questo cosa significa? Che attraverso un antro della Sibilla o un cono ottico, o comunque attraverso un passaggio, penso di attraversare uno spazio che va verso la luce”.