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La scultura dentro la realtà aumentata: Aleksandra Domanovic

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Milano, 4 dic. (askanews) - Una scultura che non c'è, ma, al suo posto, quello che si incontra è un percorso in realtà aumentata dentro la storia della scultura, partendo dalla figura della "Portinaia" di Medardo Rosso. E' questo il lavoro dell'artista serba Aleksandra Domanovic, vincitore del ...

Milano, 4 dic. (askanews) – Una scultura che non c’è, ma, al suo posto, quello che si incontra è un percorso in realtà aumentata dentro la storia della scultura, partendo dalla figura della “Portinaia” di Medardo Rosso. E’ questo il lavoro dell’artista serba Aleksandra Domanovic, vincitore del V Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura, che ora viene esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. Ce lo ha presentato Federico Giani, curatore della Fondazione Pomodoro, che promuove il premio.

“La Fondazione – ci ha detto – come il suo fondatore è da sempre attenta e curiosa nello scoprire quello che fanno i giovani scultori. Il premio nasce proprio per sostenere gli scultori che portano avanti una ricerca sia pratica sia teorica innovativa. Le installazioni di Aleksandra presentano entrambi gli aspetti”.

Un’applicazione in realtà aumentata consente quindi attraverso device mobili e una app di accedere ai mondi altri che si scoprono essere diffusi nelle sale della GAM, così da dare una vera forma al titolo del lavoro, “The Falseness of Holes”, una falsità di questi ingressi virtuali, che però diventa la realtà di un lavoro di ricerca, quello della Domanovic, di spessore anche teorico.

“E’ innovativa da un punto di vista teorico – ha aggiunto Giani – perché pone il problema del rapporto tra reale e virtuale nella scultura oggi. Secondo noi in un modo che accantona completamente l’aspetto di spettacolarizzazione che può essere proprio della tecnologia per concentrarsi sul valore che può avere per noi oggi l’uso della tecnologia”.

Particolarmente affascinante, poi, la relazione tra il lavoro tecnologico e le sale della GAM, il dialogo con le sculture neoclassiche e i dipinti ottocenteschi crea una sensazione di ulteriore uscita dal tempo che aggiunge intensità alla mostra, aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2020.