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No Happyland, solo Australia: al PAC una collettiva inedita

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Milano, 7 gen. (askanews) - Pochi luoghi come l'Australia hanno rappresentato, almeno per noi abitanti dell'emisfero nord del pianeta, l'idea di "antipodi", con tutto il fascino inquieto che la definizione portava con sé. Ora una mostra al Padiglione di arte contemporanea di Milano prova a esplor...

Milano, 7 gen. (askanews) – Pochi luoghi come l’Australia hanno rappresentato, almeno per noi abitanti dell’emisfero nord del pianeta, l’idea di “antipodi”, con tutto il fascino inquieto che la definizione portava con sé. Ora una mostra al Padiglione di arte contemporanea di Milano prova a esplorare questa idea attraverso il lavoro di 32 artisti australiani, diversi per età e background culturali, riuniti però sotto l’idea di raccontare “Storie dagli antipodi”. Un’esposizione che, nelle dichiarate intenzioni del curatore Eugenio Viola, vuole ribaltare, polemicamente, lo stereotipo della “nazione felice”, che spesso tendiamo ad associare al Paese, per citare proprio uno stereotipo, di koala e canguri.

“L’Australia – ha spiegato Viola ad askanews – è una nazione dell’identità complessa, attraversata da processi di decolonizzazione che per certi versi sono ancora in atto. Per cui questa mostra, che è il risultato di un viaggio personale ed esistenziale, poiché ho vissuto in Australia dal 2017 al 2019, restituisce uno spaccato dell’arte contemporanea australiana e, allo stesso modo, partendo da aspetti personali, uno spaccato più ampio su quelle che sono le lacerazioni e le contraddizioni della contemporaneità”.

Nei fatti si tratta della più vasta indagine sull’arte contemporanea australiana allestita fuori dall’Oceania, nonché un’occasione per vedere riuniti pratiche, linguaggi e metodologie di lavoro molto diversi tra loro, come è sia nello spirito del PAC, che si è ripreso negli ultimi anni un ruolo forte nello scenario non solo milanese, sia in quello di Viola, il cui sguardo inquieto e problematico sulla realtà è interessante e quasi sempre costringe ad affrontare ad occhi aperti le questioni più calde.

Come, per esempio, il tema del modo in cui le diversità culturali, etniche, religiose possono trovare una strategia per vivere insieme. Su questo si è concentrata un’opera video di Angelica Mesiti. “Ho cercato un punto comune – ci ha raccontato l’artista – qualcosa che condividiamo, pur nelle nostre diversità, e quello che ho trovato passa attraverso la musica e la messa in scena di elementi culturali. Le persone hanno trovato un modo per dire chi sono e da dove vengono, ma anche modi per fare parte del nuovo luogo in cui si sono trovate”.

Inseriti a pieno titolo nella mostra anche diversi momenti performativi e partecipativi, che ampliano ulteriormente lo spettro dell’indagine, nell’ottica curatoriale di continuare a dare nuove forme all’idea stessa di come spesso l’arte arrivi prima a raccontare le dinamiche sociali.

Promossa dal Comune di Milano e prodotta dal PAC e da Silvania editoriale, la mostra “Australia – Storie dagli antipodi” resta aperta al pubblico fino al 9 febbraio.