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Libia, Serraj e Haftar a Mosca: cercasi tregua disperatamente

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Mosca, 13 gen. (askanews) - "L'andamento dei colloqui a Mosca è positivo, l'ho saputo dai miei collaboratori". Era ad Ankara il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad accogliere il premier italiano Giuseppe Conte, ma evidentemente pensava anche alla capitale russa dove, dalla mattina, si è ape...

Mosca, 13 gen. (askanews) – “L’andamento dei colloqui a Mosca è positivo, l’ho saputo dai miei collaboratori”. Era ad Ankara il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad accogliere il premier italiano Giuseppe Conte, ma evidentemente pensava anche alla capitale russa dove, dalla mattina, si è aperta una giornata dedicata alla Libia, alla ricerca disperata di un cessate il fuoco tra il capo del governo di accordo nazionale libico (Gna), Fayez al Serraj e il generale Khalifa Haftar, comandante dell’esercito nazionale libico (Lna).

Conte dal canto suo ha esortato a “non cantar vittoria al primo step” poichè il processo di pace è complesso. Ma da parte russa c’è grande entusiasmo per quel complicato puzzle messo insieme con cautela e che dovrebbe prevedere una nuova puntata a Berlino il 19 gennaio, dove alla conferenza di pace sulla Libia sono destinati ad esserci lo stesso Vladimir Putin ed Erdogan.

L’Italia, che in realtà ha mostrato una coerenza maggiore della Francia e che negli ultimi giorni ha accelerato la ricerca di un compromesso tra le parti libiche, secondo i russi può essere davvero coinvolta “in una seconda fase”, come parte dell’Unione Europea. Così Feodor Lukyanov, primus inter pares dei politologi russi, che ha spiegato ad askanews che se Mosca è al centro dei giochi sulla Libia, Italia e Francia sono fuori partita per ora poichè “di fatto la loro influenza nel processo di pace non è a livello di quella dei player regionali”.

Oggi sul Messaggero si parlava di un decreto per aumentare il contingente italiano in Libia. Una missione di peacekeeping europea in Libia “non è da escludere”, hanno affermato in seguito fonti europee, ma “per il momento non è realistica”, perché è “troppo presto”. Il prossimo passo deve essere un nuovo progresso positivo nel processo di Berlino, dove il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov ha già più volte ribadito: ci dovrà essere la rappresentanza più inclusiva possibile.