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Sicurezza stradale, serve formazione anche per i monopattini

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Roma, 6 feb. (askanews) - Più sicurezza stradale, con maggiore formazione anche per i nuovi veicoli che sono sempre più diffusi nelle nostre strade come i monopattini elettrici. La formazione, per ora non contemplata dal nostro Codice della strada, è la base per garantire una maggiore sicurezza...

Roma, 6 feb. (askanews) – Più sicurezza stradale, con maggiore formazione anche per i nuovi veicoli che sono sempre più diffusi nelle nostre strade come i monopattini elettrici. La formazione, per ora non contemplata dal nostro Codice della strada, è la base per garantire una maggiore sicurezza sulle nostre strade. Per questa ragione le autoscuole Unasca hanno avviato, nei giorni scorsi a Sanremo i primi corsi, di pochi minuti, per spiegare ai ragazzi l’uso dei monopattini elettrici. A spiegarlo, in una intervista negli studi di askanews è Emilio Patella, segretario generale delle autoscuole Unasca.

“Il monopattino elettrico è una forma di mobilità, già diffusa da molto tempo negli altri paesi, e non è quindi da demonizzare ma allo stesso tempo non è un giocattolo anche se molti lo prendono come tale perché è piccolo, leggero, si può mettere nello zainetto, si può trasportare e invece è uno strumento utile ma assolutamente pericoloso”. Patella spiega che nel nostro codice non esistono regole per il suo utilizzo. “Esisteva un decreto ministeriale che imponeva una serie di sperimentazioni dalle quali poi trarre le regole. Poi

nella legge finanziaria è stata introdotta una norma che li ha equiparati alle biciclette. Il che vuol dire che si può andare dovunque, tranne che in autostrada, senza patente, senza regole, senza casco. O meglio con alcune regole tipiche delle biciclette che normalmente anche i ciclisti non conoscono”.

Proprio per questo sarebbe importante che le regole venissero codificate: “c’è in ballo la modifica del Codice della strada; spero – ha proseguito Patella – che sia l’occasione giusta anche se purtroppo sono 7 anni che stiamo aspettando”. “Ci sono due punti di vista che valgono in tutta la circolazione stradale: uno che è quello di chi guida il monopattino l’altro è quello degli altri utenti, che vanno dai pedoni che si sentono in questo momento minacciati agli automobilisti che probabilmente non li considerano”.

“Dal punto di vista di chi guida il monopattino, è un veicolo comodo che permette di raggiungere qualsiasi destinazione, però è un veicolo poco stabile con due rotelle piccole, non offre molte garanzie, anche il punto di appoggio è limitato; maneggevole in rettilineo ma meno quando si effettuano curve o spostamenti rapidi. Chi guida il monopattino deve fare molta attenzione ma soprattutto si deve proteggere”. I corsi non sono obbligatori ma un minimo di attenzione è meglio averla: noi come autoscuole abbiamo debuttato a Sanremo con i primi corsi di pochi minuti, sull’educazione stradale: Abbiamo fatto vedere ai ragazzi come funziona, quali sono le dotazioni di sicurezza minime anche se non obbligatorie, un caschetto ci va bene, qualcosa di riffrangente per farsi vedere soprattutto nelle zone buie e poi, delle ginocchiere o dei paragomiti, anche se non obbligatori, perché è facile cadere o urtare ostacoli”.

“Al legislatore abbiamo fatto delle richieste, non solo sui monopattini. Una particolarmente curiosa riguarda moto e ciclomotori. In Italia c’è una situazione a cui non crede nessuno, con due norme nel codice che contrastano tra di loro. Per cui se un ragazzo vuole imparare ad andare in moto per sostenere l’esame o anche con il ciclomotore, a 14 anni, si deve esercitare in zone poco frequentate”. L’esame invece, dice la norma, “lo deve fare guidando su qualsiasi tipo di strada in diverse condizioni di traffico. Se per esempio guida una moto Anche in autostrada. Come fa ad esercitarsi nel giardino di casa e poi sostenere l’esame in quella situazione?”

“C’è un altro aspetto paradossale: dal gennaio di quest’anno alcune prestazioni di autoscuola sono state assoggettate ad Iva del 22%, ed in particolare la patente auto, patente B. L’Agenzia delle Entrate vorrebbe estenderlo anche alle patenti A e quella del ciclomotore. L’aspetto paradossale è che ad un ragazzino di 14 anni, da una parte si dice che si deve formare, deve spendere soldi e tempo lui e la famiglia, per la formazione, dovremmo incoraggiarla questa formazione e poi andiamo ad applicare questo 22% ingiustificato. E questo è assurdo”

“La parola formazione nel Codice stradale non esiste, quindi va inserita. La formazione è il primo livello. Poi è chiaro che eistono le sanzioni, che devono essere applicate, esiste la punizione, il ritiro della patente, la revoca della patente per cose estremamente gravi: però se non partiamo con la formazione le pene da sole non servono”, ha concluso Patella.