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Coronavirus, la percezione dei giornalisti stranieri: c'è psicosi

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Roma, 27 feb. (askanews) - Come mai dal panico dei primi giorni, con l'esecuzione di decine di tamponi senza troppe regole si è passati a controlli più circoscritti e limitati ai casi sintomatici e agli appelli a evitare allarmismi? E ancora come mai tra i cinesi in Italia non ci sono casi, a pa...

Roma, 27 feb. (askanews) – Come mai dal panico dei primi giorni, con l’esecuzione di decine di tamponi senza troppe regole si è passati a controlli più circoscritti e limitati ai casi sintomatici e agli appelli a evitare allarmismi? E ancora come mai tra i cinesi in Italia non ci sono casi, a parte i primi due provenienti da Wuhan allo Spallanzani, ora guariti?

I giornalisti della stampa estera in Italia, chiamati a raccolta a Roma dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e da quello della Saluta Roberto Speranza per dare un messaggio tranquillizzante ai loro paesi rispetto alla situazione italiana, si dividono tra preoccupazione e dubbi sulla gestione dell’emergenza da parte del governo.

Anne Le Nir – RTL Francia: “Da parte dei corrispondenti francesi notiamo che c’è clima di psicosi, a Roma ad esempio ci sono i tre casi guariti ma vediamo assalto dei supermercati, bar deserti, c’è contrapposizione tra appelli alla calma e l’ossessione sul coronavirus nei media, stampa, forse ci sarebbe da elaborare un modo per calmare un po’ la situazione anche se oggettivamente è preoccupante”.

Stessa percezione da parte di Dominique Dunglas, corrispondente per la Tribune de Genève e le Soir de Bruxelles. “La percezione è che ora la gestione sta cambiando e non si capisce bene perché e come. C’è un po’ di schizofrenia tra l’emergenza di ieri e la quasi resilienza di oggi senza che ci siano dei dati che consentono di capire perché le cose stanno cambiando”.

“Il caso di Prato poi è interessante, è il luogo in Europa con la più alta concentrazione di cinesi tra cui tanti che vanno e vengono dalla Cina e neanche un caso, secondo me i cinesi avendo avuto le notizie perché hanno seguito l’epidemia con le loro notizie da lì fin dall’inizio si sono gestiti in modo efficace”.

E per i paesi in cui il COVID-19 ancora non è arrivato c’è preoccupazione:

Alba Kepi di Ora News Albania: “C’è paura perché in Albania c’è interscambio importante con l’Italia, ci sono tanti italiani che lavorano in Albania e tanti albanesi qui, ma ci stiamo preparando anche noi”. “Penso si doveva intervenire prima ma dopo i primi casi è stata trasparente e corretta l’informazione del governo, ma se si anticipava un po’ l’azione forse non si diffondeva così in Lombardia e Veneto. Il dispiacere è perché si sta contagiando la parte produttiva dell’economia italiana, questa è la mia percezione”.