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Scuola e coronavirus: la teledidattica tra vantaggi e criticità

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Roma, 19 mar. (askanews) - Riunioni via Skype, teledidattica, lezioni on line, video tutorial, compiti davanti a pc e tablet. Ecco come cambia la scuola ai tempi del coronavirus. Molti insegnanti, dirigenti scolastici e gli stessi alunni considerati "millennial" si sono dovuti velocemente adattare...

Roma, 19 mar. (askanews) – Riunioni via Skype, teledidattica, lezioni on line, video tutorial, compiti davanti a pc e tablet. Ecco come cambia la scuola ai tempi del coronavirus. Molti insegnanti, dirigenti scolastici e gli stessi alunni considerati “millennial” si sono dovuti velocemente adattare alle nuove classi virtuali.

Il docente parla davanti a uno schermo, ad ascoltarlo i suoi allievi che – con l’apposito tasto ‘alza la mano’ – possono prendere la parola. Ma come sta andando la teledidattica?

Ne parliamo con Daniele Grassucci, direttore e co-fondatore di skuola.net, tra i maggiori portali di informazione scolastica.

“La didattica a distanza è finalmente partita. Secondo una rilevazione realizzata da skuola.net il 90% degli studenti delle scuole secondarie ha ricevuto da parte delle scuole che aprono le attività a distanza. Ovviamente, un po’ come la curva del contagio del coronavirus anche quella della didattica a distanza ha le sue dinamiche. Le scuole si sono organizzate con quello che avevano, principalmente il registro elettronico e si è trattato di una assegnazione di compiti a distanza. Poi piano piano si è cominciato ad utilizzare le piattaforme di e-learning, piattaforme di studio e apprendimento collaborativo. La cosa interessante è che c’è stato un contagio: le scuole che non avevano mai utilizzato questi strumenti hanno messo a disposizione la propria competenza con dei webinar per aiutare le altre scuole. Sta funzionando. Ovviamente non mancano criticità: non tutti i docenti hanno attivato la didattica a distanza o sono stati in grado di utilizzarla in maniera proficua. E poi anche le famiglie: non tutte hanno una connettività adeguata”.

Ed ecco la voce di chi sta utilizzando in prima linea la didattica a distanza. Amanda Ferrario, dirigente scolastico Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi di Busto Arsizio:

“Siamo a un mese dall’inizio della didattica a distanza. Nella nostra scuola la didattica si è fatta fin dall’inizio. Funziona, funziona a pieno ritmo: dalle 8 del mattino fino alla 17. Che cosa possiamo imparare da questa crisi? Siamo tutti d’accordo nel ritenere che la didattica a distanza non può e non deve nemmeno in futuro sostituire la didattica nelle aule. La relazione umana è importante.

“La didattica a distanza ha messo in luce in questo tempo la solitudine dello studente dietro lo schermo, quando manca il gruppo dei pari con cui confrontarsi si studia di più e si fa anche più fatica a farlo, perché manca il supporto della classe, del compagno che in qualche modo ti tiene attento o in qualche modo ti distrae. L’altro aspetto è quello della valutazione. Non si può fare didattica a distanza senza fare verifiche e valutazioni. Chiaramente la valutazione non può essere la stessa che facciamo in presenza. Forse questa crisi ci costringe a rivedere il metro di valutazione e andare al sodo della questione: le competenze”.

“Inoltre la didattica a distanza ci mette nelle condizioni di ripensare totalmente la formazione dei docenti. Non possiamo più nel 2020 ritenerla un diritto-dovere. La formazione è importante”.

Marzia Calvano è dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Sassuolo Quattro Ovest, a Sassuolo, dopo un mese di sospensione dell’attività didattica. “Non è facile, non è semplice. La didattica a distanza non può sostituire la didattica tradizionale, ma in un momento come questo tutti siamo chiamati a fare qualcosa. Come scuola non possiamo rimanere fermi e non possiamo interrompere il dialogo educativo con i nostri studenti e con le loro famiglie.

“La didattica a distanza ha presentato delle criticità, anche da parte di docenti un po’ più restii alla tecnologia. Ma grazie alla collaborazione, che in questo momento è fondamentale, dei docenti più esperti, ci siamo avviati a questa nuova modalità di lavoro. Quello che conta in questo momento è di non interrompere il messaggio e il canale di comunicazione con i nostri studenti e far capire loro che la scuola c’è e non si ferma”.

L’esperienza di Francesca Luperto, insegnante di Lettere all’Istituto Professionale Olivelli di Rho. “I ragazzi rispondono positivamente a questi nostri stimoli. Hanno bisogno di vicinanza e sono entusiasti. Sicuramente sono emersi anche dei problemi, legati a strumenti tecnologici. Ma noi cerchiamo tramite chat e gruppi di mandare materiali o attivare attraverso mail la ricezione dei compiti”.