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L'India vieta TikTok e le app cinesi dopo lo scontro con Pechino

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Milano, 30 giu. (askanews) - L'India ha vietato 59 app mobili cinesi, tra cui le popolarissime TikTok e WeChat. La decisione è stata presa come risposta alle tensioni con Pechino adducendo ragioni di sicurezza nazionale poche settimane dopo un sanguinoso scontro tra soldati cinesi e indiani al c...

Milano, 30 giu. (askanews) – L’India ha vietato 59 app mobili cinesi, tra cui le popolarissime TikTok e WeChat. La decisione è stata presa come risposta alle tensioni con Pechino adducendo ragioni di sicurezza nazionale poche settimane dopo un sanguinoso scontro tra soldati cinesi e indiani al confine himalayano, in un’area contesa tra le due potenze nucleari asiatiche.

I rapporti tra le due nazioni più popolose al mondo sono molto tesi a seguito della morte di 20 soldati indiani in un combattimento a pugni e bastonate con i militari cinesi.

Le app “sono impegnate in attività pregiudizievoli per la sovranità e l’integrità dell’India, la difesa dell’India la sicurezza dello stato e l’ordine pubblico” ha scritto in una nota il ministero dell’informazione di Delhi, che non ha fornito un termine per l’entrata in vigore del bando.

In India la notizia della censura su TiKTok, app popolarissima tra i giovani, ha scatenato reazioni diverse. “Molte persone povere che vivono in aree rurali potevano farsi un nome e mostrare i loro talenti con TikTok, e magari crearsi delle opportunità, ma ora purtroppo non è più possibile”, spiega Sheik Sahil, venditore di accessori per telefonini.

“Io sono favorevole. La Cina vuole avere l’egemonia economica. Credo sia giusto colpirli con questa iniziativa”, dice il commerciante Atul Sharma.

“Hanno ucciso venti nostri soldati. E’ giusto boicottare le loro app”, aggiunge il venditore Radesh.

Di avviso ben diverso il portavoce del ministero degli Esteri cinese: “La cooperazione fra India e Cina porta benefici a entrambi i Paesi. I danni causati a questo modello di cooperazione praticamente non servono gli interessi dell’India”, ha sentenziato Zao Lijian.