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L'oculistica di domani: reimmaginare la cura dei pazienti cronici

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Roma, 28 lug. (askanews) - L'Italia invecchia: e per gli oculisti questo significa una rivoluzione terapeutica, la necessità di seguire sempre più patologie croniche invece che acute. Malattie fortemente invalidanti che possono portare alla cecità e richiedono cure di lungo periodo: come le ini...

Roma, 28 lug. (askanews) – L’Italia invecchia: e per gli oculisti questo significa una rivoluzione terapeutica, la necessità di seguire sempre più patologie croniche invece che acute. Malattie fortemente invalidanti che possono portare alla cecità e richiedono cure di lungo periodo: come le iniezioni intravitreali per curare le maculopatie degenerative, che vanno fatte mensilmente e ormai hanno superato per numero le operazioni di cataratta. Se ne parla al meeting scientifico virtuale Eyennovation, promosso da Novartis, dal 13 al 31 luglio. Il professor Federico Ricci, responsabile scientifico del congresso:

“Di solito i nostri interventi si risolvono in una giornata: la cataratta, il distacco della retina, mentre qui bisogna mettere su un modello di cura cronica, e questo rappresenta la sfida di questi anni”.

Le malattie croniche oculistiche sono la degenerazione maculare senile, soprattutto nella sua variante essudativa, le retinopatie dovute al diabete, e il glaucoma.

“Nell’ambito del congresso sono stati numerosi gli spunti che hanno messo in relazione la gestione di queste patologie con le nuove tendenze, per esempio con algoritmi di intelligenza artificiale che possano supportare il medico nella gestione cronica di queste patologie” continua Ricci. “In questo ambito il fluido rappresenta una delle caratteristiche principali perché è un biomarker cioé l’elemento che noi riusciamo a visualizzare più facilmente, una sorta di cartina di tornasole la cui presenza o meno ci dice se la malattia è attiva o non è attiva, anche in seguito a un intervento terapeutico”.

Il servizio sanitario oculistico italiano, che pure in media è fra molto buono ed eccellente, non è ancora preparato a questo cambio di paradigma, spiega Carlo Enrico Traverso, direttore della clinica oculistica dell’Università di Genova, secondo cui bisogna sconfiggere le burocrazie e ripensare i protocolli: “La stragrande maggioranza della gestione dei pazienti, sia per le patologie retiniche che per il glaucoma, può essere fatta molto bene senza ricorrere alla sede centrale”.

Per esempio secondo Traverso, le iniezioni intravitreali per le maculopatie non hanno bisogno della camera operatoria: basterebbe un ambulatorio sterile, anche a livello territoriale: “Queste sono soluzioni ragionevoli perché sono molto meno costose sia per i fondi necessari che per l’organizzazione e i tempi per far entrare e uscire i pazienti, e poi perché vengono liberate ore ed ore di sala operatoria destinata ad interventi sul bulbo oculare, come, per fare un esempio molto necessario, le operazioni di cataratta”.

E poi si discute appunto di un altro aspetto cruciale per la gestione dei pazienti: l’uso dei nuovi software che permettono di seguire e perfino predire l’andamento della malattia. Monica Varano è responsabile scientifica del congresso e direttrice scientifica della fondazione GB Bietti: “Sono dei sistemi automatizzati che mettono dentro modelli statistico-matematici sulla base di grosse quantità di dati disponibili, permettendo una rapida classificazione dei nuovi casi e possono discriminare rapidamente e aiutarci nella fase di diagnosi e di follow up della terapia. Ci sono già dei software che utilizzando queste tecniche di machine-learning ed esaminando il danno del paziente con l’ausilio di strumenti diagnostici come la campimetria, mettendo insieme tutti questi dati già possono darci una indicazione di massima di quello che può essere il danno del paziente nel prossimo futuro”.