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"I predatori" di Pietro Castellitto, feroci e disperati

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Roma (askanews) - Pietro Castellitto porta sullo schermo "i nuovi mostri" nel suo primo film da regista, "I predatori", nei cinema dal 22 ottobre. Con sguardo lucido, originalità narrativa e una certa dose di ironia, racconta due famiglie, una proletaria l'altra borghese, accomunate dalla stessa ...

Roma (askanews) – Pietro Castellitto porta sullo schermo “i nuovi mostri” nel suo primo film da regista, “I predatori”, nei cinema dal 22 ottobre. Con sguardo lucido, originalità narrativa e una certa dose di ironia, racconta due famiglie, una proletaria l’altra borghese, accomunate dalla stessa disperazione, con individui persi, alla ricerca ognuno di una diversa forma di riscatto.

I Pavone, interpretati da Massimo Popolizio e Manuela Mandracchia, sono affermati professionalmente ma distanti e disattenti, con un figlio, Federico, che osanna l’individualismo di Nietzsche e cercherà vendetta per un presunto torto. I fratelli Vismara, interpretati da Giorgio Montanini e Claudio Camilli, inneggiano al fascismo, ma sembrano più vittime che carnefici. Verso di loro Castellitto sembra molto più indulgente: “Per me era fondamentale che si capisse che la famiglia borghese avesse gli strumenti per perpetuarla una certa violenza. Non hanno bisogno di armerie, loro, hanno strumenti molto più efficaci, molto più raffinati, soprattutto in quest’epoca”.

Il figlio di Sergio e Margaret Mazzantini ha scritto la sceneggiatura quando aveva 22 anni e stentava a fare l’attore: “La frustrazione di Federico era un po’ quella che mi riguardava mentre scrivevo, quell’impotenza di riuscire a vivere in maniera diretta, quell’incapacità di riuscire a manomettere il mondo, quella sensazione di vivere per inerzia”.

Oggi, a 28 anni, ha girato un film frutto di una grande libertà creativa, è tra i protagonisti dell’attesissimo “Freaks out” di Gabriele Mainetti e interpreta Francesco Totti nella serie tv su “Speravo de morì prima”. La sua strada sembra ormai averla trovata: “La libertà è da artisti, la felicità da impiegati, non c’è un cazzo da fare. La libertà alla fine significa essere molto sinceri con se stessi, capire quali sono i propri complessi, capire chi si vuole accontentare. Devi essere molto sincero con te stesso per poi essere libero”.