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Il lockdown spinge i consumi di pasta: +24% in tutto il mondo

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Milano, 15 ott. (askanews) - La pasta, passione italiana, conquista le tavole di tutto il mondo. Complice il lockdown, i consumi sono aumentati in media del 24% a livello globale, a riprova della versatilità e della bontà di questo alimento alla base della dieta mediterranea, che proprio nel 20...

Milano, 15 ott. (askanews) – La pasta, passione italiana, conquista le tavole di tutto il mondo. Complice il lockdown, i consumi sono aumentati in media del 24% a livello globale, a riprova della versatilità e della bontà di questo alimento alla base della dieta mediterranea, che proprio nel 2020 festeggia il decennale del riconoscimento Unesco a patrimonio immateriale dell’umanità. In vista della giornata mondiale della pasta, il 25 ottobre, Unione Italiana Food e ICE hanno commissionato a Doxa una ricerca che ha confermato, numeri alla mano, quello che le immagini dei carrelli della spesa, durante i mesi difficili della pandemia, di fatto avevano già raccontato. Abbiamo chiesto a Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food, di scattare una fotografia su come si sono mossi i consumi nei mesi scorsi.

“I Paesi che più sono stati colpiti dalla pandemia e che più hanno sofferto per il lockdown si sono riversati sugli scaffali della grande distribuzione e hanno acquistato la pasta – ha detto – Cinque nazioni molto importanti che sono Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti oltre che l’Italia hanno aumentato i loro consumi di pasta in doppia cifra, oltre il 20%, in Italia siamo addirittura oltre il 28%”.

Dalla ricerca, effettuata su un campione di oltre 5mila persone sparse tra Italia, Germania, Francia, UK e USA, è emerso che in questi Paesi, che rappresentano più di un terzo del consumo mondiale di pasta, la mangiano tutti o quasi, anche se poi qui la media di consumo pro capite è decisamente più bassa (9 chili all’anno negli Usa, 8 in Francia e Germania, 3,5 nel Regno Unito) rispetto agli oltre 23 chili dell’Italia, dove 6 persone su 10 la portano in tavola tutti i giorni. Ma quali sono le ragioni che durante il lockdown hanno spinto i consumi di pasta? “La prima ragione – ha spiegato Felicetti – è che la pasta è semplice da cucinare, da stockare, si abbina a qualsiasi tipo di condimento ed è verticalmente piacevole sia al nonno che al bambino che devono essere alimentati allo stesso modo”. Quello che consente di fare la pasta, però, è di giocare con formati e abbinamenti, per proporre piatti ogni volta diversi, che cambiano di Paese in Paese, e che durante il lockdown hanno registrato un’evoluzione nelle preferenze stesse dei consumatori: “All’inizio c’è stata un’attenzione particolare a formati facili – ha raccontato il presidente dei pastai di Unione italiana food – ma poi, dopo un certo periodo, presa dimestichezza con la pasta ci si è spostati a utilizzare anche altri formati anche perché altrimenti la routine diventa insostenibile e quindi ci si è spostati su formati diversi anche biologici anche integrali seguendo trend nutrizionali moderni e abbinandoli a condimenti che seguivano la stagionalità”.

Praticità e convivialità oltre al piacere per il palato sono anche i protagonisti del World Pasta Day, l’evento di Unione Italiana Food e International Pasta Organisation che quest’anno ripropone per la seconda edizione “Al Dente, l’iniziativa che dal 18 ottobre per una settimana porta nei menù di 130 ristoranti italiani e di tutto il mondo un piatto di pasta, ispirato al movimento #VivoMediterraneo. Una festa per questo prodotto dell’industria alimentare italiana che è il primo produttore mondiale con 3,5 milioni di tonnellate nel 2019 (+4% su 2018) e il maggiore esportatore: il 60% della produzione nazionale infatti finisce all’estero, il che significa tre piatti di pasta su quattro mangiati in Europa italiani, uno ogni quattro a livello globale. E proprio le esportazioni quest’anno sono destinate a chiudere l’anno con un incremento a doppia cifra: “Togliendo i primi tre mesi dell’anno in cui l’export non ha avuto delle grandi ripercussioni, e considerando che forse nei prossimi mesi ci sarà ancora un assestamento direi che comunque l’export dovrebbe andare in doppia cifra come valori – ha osservato – potrebbe raggiungere anche il 20% di aumento”.

E l’Italia come è andata? Nonostante il crollo verticale dei consumi fuori casa, anche sul mercato domestico il saldo a fine anno potrebbe essere positivo, intorno al 15%, grazie ai consumi domestici, ha anticipato Felicetti: “Se parliamo di consumo italiano parliamo di un consumo che nel retail è aumentato tantissimo, siamo arrivati a punte del 28-30% di crescita però ci è mancato tutto il mondo del fuori casa. Alla fine riteniamo che la crescita potrebbe aggirarsi intorno al 20-25% in Italia per quanto riguarda questo canale”.