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I ristoratori a Napoli: la gente ha paura di noi, siamo "untori"

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Roma, 27 ott. (askanews) - "La situazione è drastica, tragica. Ormai da ieri che imperversa la paura nelle persone, non scendono, hanno paura di noi ristoratori, perché siamo stati definiti gli untori, anche se untori non siamo", racconta il titolare di una pizzeria davanti al Teatro San Carl a ...

Roma, 27 ott. (askanews) – “La situazione è drastica, tragica. Ormai da ieri che imperversa la paura nelle persone, non scendono, hanno paura di noi ristoratori, perché siamo stati definiti gli untori, anche se untori non siamo”, racconta il titolare di una pizzeria davanti al Teatro San Carl a Napoli, nel primo giorno di chiusura anticipata di bar e ristoranti alle 18.

“Ci hanno solo fatto spendere soldi: restringete i tavoli e li abbiamo ristretti, distanziate e li abbiamo distanziati, mettete il plexiglas e lo abbiamo messo, comprate le cose per sanificare, abbiamo fatto tutto, però alla fine ci hanno chiuso”, ha lamentato.

“Non è il danno delle 18, il danno è già da due settimane, perché con le restrizioni che hanno messo noi già siamo in lockdown”, denuncia un titolare di un bar a Napoli.

“L’asporto non serve a niente, né a noi, né ai ristoranti, l’unica cosa, se c’è un problema serio a livello di salute serio noi vogliamo chiudere, però ci devono garantire un piatto di pasta per noi e i ragazzi che lavorano con noi, le utenze e gli affitti”, aggiunge.

“Dobbiamo chiudere e non possiamo aprire più! Siamo finiti”, afferma affranto un altro imprenditore del settore.

“Noi stiamo vivendo dei grandi disagi, perché non ci sono più i turisti e neanche le persone italiane che vengono a Napoli a far girare l’economia”, ha denunciato il titolare di un noto locale in Piazza del Plebiscito. “Il virus è pericoloso e letale e da un lato capiamo che bisogna tutelare e bene sta facendo il governo e il nostro governatore De Luca a tutelarla, dall’altro lato però c’è il bisogno di contemplare le esigenze dell’imprenditoria e dei ristoratori nel nostro caso, quindi speriamo che i nostri amministratori riescano a trovare il giusto equilibrio tra esigenze di salute pubblica ed esigenze degli imprenditori”, ha aggiunto.

“Un bel danno, perché oltre a chiudere prima, non ci sono più persone che girano per i negozi, i ristoranti chiudono e quindi non ci sono i clienti dei ristoranti, anche i clienti negli hotel non ci sono, perché si sta facendo un clima generale di terrore”, spiega un altro esercente.

“Noi stavamo provando a riprenderci un po’, anche con personale ridotto, pur con introiti ridotti, pur con le tasse che non si fermano; abbiamo continuato a pagare i contributi, i dipendenti per fortuna in parte stanno in cassa integrazione, ma noi titolari continuiamo a pagare i contributi, a pagare le tasse, qualcosa è stato rimandato, stavamo stringendo la cinghia per vedere di ripartire e poi ci fanno ricadere a terra”, conclude.