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Studenti superiori in piazza a Milano: presi in giro dai politici

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Milano, 11 gen. (askanews) - Mentre il Governo discute di ulteriori restrizioni alle attività dei bar per evitare che i giovani si ritrovino davanti ai locali contribuendo alla diffusione del virus, a Milano centinaia di loro coetanei non si rassegnano all'ennesimo rinvio del tanto atteso ritorno...

Milano, 11 gen. (askanews) – Mentre il Governo discute di ulteriori restrizioni alle attività dei bar per evitare che i giovani si ritrovino davanti ai locali contribuendo alla diffusione del virus, a Milano centinaia di loro coetanei non si rassegnano all’ennesimo rinvio del tanto atteso ritorno a scuola in presenza. Sono studenti delle superiori, come Dario Del Prete del liceo classico Manzoni, che hanno deciso di spegnere per una mattina gli schermi della didattica a distanza e scendere in piazza davanti alla sede della Regione Lombardia, in segno di protesta contro una classe politica che, a prescindere dalle appartenenze, sembra averli relegati in secondo piano.

“Oggi doveva essere una normale giornata di scuola, invece non lo come non lo è da ormai troppo tempo. Ancora una volta Fontana e la sua Giunta si sono resi responsabili di un’ulteriore chiusura della scuole fino al 24 gennaio e noi siamo qui per dire che ci sentiamo presi in giro e non staremo più ad ascoltare in silenzio”.

Nel mirino dei liceali, come sottolinea Alice, del Tito Livio, non c’è però solo la Regione, ma anche il Governo in toto, compresa la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

“Se ci ritroviamo qui oggi ancora fuori dalla scuole con le scuole chiuse evidentemente non c’è stata abbastanza volontà e la scuola non è ancora vera priorità, come non lo è stata negli scorsi anni, del nostro Paese. Siamo in zona arancione, le vie delle shopping sono aperte e attive, la gente si riversa nei negozi e noi ogni ogni giorno ci colleghiamo davanti a un computer”.

Il documento col le richieste degli studenti, dal potenziamento dei mezzi pubblici alla richiesta di protocolli di sicurezza univoci che non lascino troppa autonomia ai presidi, è stato consegnato ai vertici della Regione, ma la protesta, assicura Fabrizia Cao del Berchet, andrà avanti fino al ritorno sui banchi.

“Tutto ciò che poteva essere frustrazione quest’anno si è trasformato in rabbia. Ciò che preoccupa è l’emergenza psicologica che noi giovani dovremo affrontare dopo la pandemia”

Tra le tante incognite c’è infine anche quella delle modalità dell’esame di maturità che gli studenti chiedono di conoscere non oltre la metà di febbraio.