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La Storia e le stories: salvare la memoria anche con Instagram

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Milano, 25 gen. (askanews) - La memoria è una materia cruciale e fragile, che il tempo spesso rischia di sfocare, in molti casi, come da sempre ci dicono gli storici, condannando chi dimentica a ripetere gli errori del passato. Per non dimenticare la Shoah e lo sterminio perpetrato dal nazifascis...

Milano, 25 gen. (askanews) – La memoria è una materia cruciale e fragile, che il tempo spesso rischia di sfocare, in molti casi, come da sempre ci dicono gli storici, condannando chi dimentica a ripetere gli errori del passato. Per non dimenticare la Shoah e lo sterminio perpetrato dal nazifascismo in Europa negli anni Trenta e Quaranta del XX Secolo sono state create le Pietre d’Inciampo, piccoli monumenti stradali che, in 26 Paesi, sono poste davanti alle case di coloro che furono deportati. Da anni anche Milano aderisce al progetto e il presidente del Consiglio Comunale, Lamberto Bertolè, ha ricordato, nella conferenza di presentazione delle iniziative del 2021, il senso di questi monumenti.

“Sono l’occasione per fare una memoria che non sia scontata – ha detto – che non sia un adempimento rituale, ma sono proprio un inciampo, quindi interpretano al meglio l’idea di una memoria che sia scomoda, ossia che ci metta in grado di interrogarci, di farci delle domande”.

Domande che partono dal secolo scorso, ma che sono più che mai attuali, come dimostra la storia del presente, fatta ancora di segregazioni, violenze, pretese di supremazie di alcuni uomini su altri uomini. E le Pietre d’Inciampo, come ha spiegato il presidente del Comitato milanese, Marco Steiner, sono dedicate a tutte le vittime, non solo ad alcune. “Le Pietre d’Inciampo – ha detto – non sono riservate ai cittadini ebrei, non sono nate per gli ebrei, sono per tutti coloro che furono per qualunque motivo perseguitati dal nazifascismo”.

Si tratta, insomma, di un “dispositivo di memoria” che, da un lato fissa qualcosa di indiscutibile, dall’altro deve aggiornarsi per continuare a parlare di quelle storie a chi non le ha vissute. E per il 2021, proprio nell’ottica di lavorare per salvaguardare la memoria mentre sempre meno testimoni di quei terribili eventi sono ancora in vita, alle tradizionali mattonelle d’ottone collocate in città si aggiunge un progetto social: “Instagram History”, realizzato dall’agenzia creativa Imille, per portare sul Web 121 stories, una per ognuno dei milanesi uccisi nei campi di sterminio nazisti tra il 1943 e il 1945, in occasione della Giornata della Memoria il 27 gennaio. E dunque per la vicesindaca di Milano, Anna Scavuzzo, ecco che la modalità digitale offre un compito ulteriore al progetto delle Pietre d’Inciampo.

“Quello di popolare i social di contributi positivi – ha detto in conferenza – e di fare in modo che ci siano delle piste di lavoro e di riflessione, degli spunti da quegli inciampi che vediamo fisicamente, anche per tanti ragazzi che hanno bisogno di ritrovare un filo nel rileggere il presente e il passato per poi immaginarsi un futuro, Io sono molto contenta, perché questi momenti di presentazione ci aiutano anche a mantenere un forte legame con la Generazione Z che in tanti momenti di questa pandemia purtroppo è stata troppo sola”.

I testimonial su Instagram saranno influencer e personaggi famosi, tra i quali anche Stefano Boeri, architetto e presidente della Triennale Milano, che ha scelto di ricordare un altro giovane architetto, Gian Luigi Banfi, ucciso a Mauthausen a 35 anni.

“Una storia come questa – ha detto Boeri – è una storia che ci fa pensare perché racconta di come una giovane speranza straordinaria, un giovane brillante, intelligente, aperto al mondo, possa sparire annichilito e ucciso dalla follia del nazifascismo. Io credo che come molti testimoni della Milano contemporanea, l’averlo portato su Instagram, che è il territorio frequentato dai giovani, sia oggi una necessità”.

E se la storia arriva, nella sua veste più tragica, ma pure nella sua enorme dignità, anche nelle storie di Instagram, è possibile sperare che non ritorni quella pericolosa nebbia del ricordo a cui Gabriel Garcia Marquez, nel suo romanzo Cent’anni di Solitudine, aveva trovato un nome che resta drammaticamente attuale: “la peste della dimenticanza”.