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Lino Guanciale: il mio Commissario Ricciardi, riservato come me

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Roma (askanews) - Ha il volto di Lino Guanciale "Il Commissario Ricciardi", il protagonista dei libri di Maurizio De Giovanni che arriva in tv con la serie diretta da Alessandro D'Alatri in onda dal 25 gennaio su Rai1. Nella Napoli dei primi anni Trenta, magnificamente ricostruita, quest'uomo soli...

Roma (askanews) – Ha il volto di Lino Guanciale “Il Commissario Ricciardi”, il protagonista dei libri di Maurizio De Giovanni che arriva in tv con la serie diretta da Alessandro D’Alatri in onda dal 25 gennaio su Rai1. Nella Napoli dei primi anni Trenta, magnificamente ricostruita, quest’uomo solitario e un po’ misterioso si ritrova ad indagare su vari omicidi, accompagnato da un fedele collaboratore interpretato da Antonio Milo. In un mix tra poliziesco, mistery e melò.

Guanciale si era appassionato ai romanzi di Ricciardi ancor prima di essere scelto per questo ruolo: “Che fosse un uomo così a far da traghettatore in un’epoca così estremamente complessa, come quella del fascismo strutturato nel nostro Paese, nei primi anni Trenta, è un’idea fortissima. E’ proprio una figura di antieroica forza per attraversare cosa potesse dire in quegli anni resistere al mondo che da un lato crolla e dall’altro sembra vestirsi delle sue vesti più abbaglianti”.

Il suo Commissario ha una dote, che è anche la sua maledizione: vede il fantasma delle persone morte in modo violento e ne ascolta l’ultimo pensiero. Non se ne libera fino a quando il caso non è risolto. “Da un certo punto di vista è un esempio di grande etica, di grande responsabilità in termini collettivi, ma anche di cura di sé in una situazione limite, è un uomo che è come spinto sul ciglio di un burrone da un vento fortissimo che cerca di opporgli una resistenza che lo tiene in piedi pur in questa enorme avversità”.

A proposito delle somiglianze tra lui e Ricciardi Guanciale dice: “Quello che sentivo come connessione è senz’altro l’attitudine ortodossa alla riservatezza. Da questo che era stato percepito da me come primo ponte possibile personale con il personaggio poi ne sono nati altri. Se poi attraverso gli occhi miei si vedrà almeno un centesimo di quello che De Giovanni è in grado di raccontare e sulla forza dello sguardo di Ricciardi, la sua unica porta dall’interno verso l’esterno, beh, a quel punto sarò felice”.