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Vigile urbano condannato per violenza e stalking

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Vigile urbano romano condannato a 3 anni e sei mesi per violenze sessuali e stalking nei confronti di una collega

Ennesimo caso di abuso sessuale sul posto di lavoro in Italia. Questa volta però, l’accusato è un vigile urbano di Roma, Angelo Zuppante. E’ stato incriminato di violenza sessuale e stalking nei confronti di una sua collega. Difatti, i giudici della sezione penale del Tribunale capitolino, hanno deciso di condannare l’uomo a 3 anni e sei mesi di reclusione in carcere. Le accuse sono gravi: di violenza sessuale e stalking nei confronti della collega. La quale, fattasi forza, ha deciso di denunciare il vigile, all’epoca in servizio al gruppo del centro storico di Roma.

A causa delle comportamento chiaramente indecoroso, l’accusato è stato ovviamente sollevato dal suo incarico. I difensori del 56 enne a seguito della sentenza, emessa dopo una breve consiglio, hanno deciso di contestare due episodi, che vedono l’accusato come l’artefice di violenze contro la donna, poiché ritenute circostanze false, per i quali Angelo Zuppante non sarebbe dovuto essere condannato. Tutti inutili gli sforzi: l’uomo è stato arrestato.

Le accuse al vigile romano

La donna ha affermato che il suo collega, vigile urbano del gruppo del centro storico di Roma, avrebbe approfittato molteplici volte della situazione, sentendosi tutelato per la mancanza della testimonianza di qualcuno. La vittima ha spiegato che le molestie non si sono limitate. Dall’ufficio, fino ad atteggiamenti minacciosi nei confronti della collega e persino persecutori. Siccome era ormai diventato troppo da sopportare, la donna ha deciso di chiedere il trasferimento in altra sede per venire meno a quelle attenzioni del tutto inopportune e sgradite. I difensori dell’ uomo hanno provato a contestare queste accuse, in particolare riguardo due episodi, ma è stato tutto inutile.

La denuncia e la condanna

A causa del comportamento finalmente denunciato dalla vittima, il vigile urbano, ormai sciolto dall’incarico, era stato arrestato nel dicembre del 2015. I carabinieri lo avevano portato via, a seguito dell’ordine di trasferimento ad opera della polizia. Poi è stato presentato ricorso contro il trasferimento, e ne era seguita una sentenza in tribunale per discuterne.

Come tutto questo sia stato possibile è spiegato dagli investigatori che si sono interessati delle indagini. Hanno affermato che tutta la vicenda di stalking, violenze è andata avanti fino a che il dirigente territoriale, cogliendo stranezze nel comportamento della donna, ha fatto si che la vittima fosse portata a rivelare ogni cosa. Con forza d’animo e supporto, avrebbe poi deciso di denunciare l’uomo per gli abusi subiti.