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Villa Magnoni, Ferrara: maledetta e stregata

Villa stregata di Cona

A Cona, in provincia di Ferrara, seppellita nella vegetazione tra rovi ed edera, Villa Magnoni è un'antica villa signorile ora abbandonata e infestata. In provincia di Ferrara, a Cona, sepolta sotto una fitta vegetazione fatta di arbusti, alberi, edera e rovi che oramai è diventata un vero e prop...

A Cona, in provincia di Ferrara, seppellita nella vegetazione tra rovi ed edera, Villa Magnoni è un’antica villa signorile ora abbandonata e infestata.

In provincia di Ferrara, a Cona, sepolta sotto una fitta vegetazione fatta di arbusti, alberi, edera e rovi che oramai è diventata un vero e proprio bosco, si trova, nascosta alla vista della Strada provinciale 22, il rudere di quella che una volta era una sontuosa villa signorile: Villa Magnoni.

Nessuno sa a chi appartenga quest’edificio: secondo la gente del posto è ora proprietà della Croce Rossa Italiana, per altri appartiene al comune di Cona mentre secondo altri ancora la proprietà della villa è detenuta dall’Università di Ferrara. Sicuro è che nessuno di questi presunti proprietari se ne curi: la casa signorile è infatti un luogo in avanzato stato di abbandono da decenni. Lo stato di incuria in cui si trova Villa Magnoni è dovuto all’alone di terrore e tragedia che aleggia su di essa: la magione è infatti al centro di una storia inquietante e spaventosa.

La Villa stregata di Cona

All’incirca verso metà degli anni ’80 quattro ragazzi ferraresi vi erano entrati per curiosare quello che era l’edificio su cui circolavano tante voci: gli abitanti e i contadini della zona giuravano di sentir provenire urla e lamenti e alcuni avevano raccontato di presunte manifestazioni di spiriti.

I quattro giovani avevano quindi vagato per i suoi corridoi lugubri, passando in rassegna tutte le stanze della villa ormai diroccate, abbandonate, mute. Mentre stavano per raggiungere il primo piano – tramite le scale dissestate – sentirono improvvisamente dei sussurri che diventarono lamenti fino a esplodere in urla rabbiose, piene di ingiurie, a loro rivolte, per essersi intrufolati in quella che non era casa loro.

I ragazzi fuggirono alla svelta dalle mura infestate e, mentre scappavano, videro alla finestra del primo piano la sagoma di una vecchia che li osservava, immobile.
Quella sera stessa tre di quei giovani morirono in un incidente stradale e il quarto, scampato per miracolo alla tragedia, riferì tutto di quella strana giornata alla polizia: da allora di quel quarto ragazzo non seppe più nulla.

Qualche mese dopo l’incidente, il Comune di Cona fece ispezionare e in seguito murare tutte le entrate e le finestre per impedirne il vagabondaggio: dopo una settimana, gli abitanti della zona videro, stupefatti, che la sola finestra del primo piano era libera dai mattoni e si affacciava ancora, tutt’oggi, minacciosa, verso l’esterno.