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Violentano e decapitano in gruppo una donna e poi bevono il suo sangue

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Orrore a Luebo, nella Repubblica Democratica del Congo, dove una tribù di ribelli ha violentato e decapitato pubblicamente una donna, per poi berne il sangue. Il racconto completo.

Orrore a Luebo, nella Repubblica Democratica del Congo, dove una tribù di ribelli ha violentato e decapitato pubblicamente una donna, per poi berne il sangue. Il racconto completo.

La storia

E’ successo ad Aprile, ma si è venuti a conoscenza solo recentemente, grazie alla diffusione di un video di WhatsApp, della tremenda storia di cronaca avvenuta in Congo. Una donna è stata violentata e ammazzata in pubblico a Luebo una cittadina della Repubblica Democratica del Congo. L’atroce gesto è stato compiuto da alcuni membri di una tribù locale, i Kamuina Nsapu che nel marzo scorso si sono impossessati per circa venti giorni della città di Luebo. La barbara violenza si sarebbe svolta poco prima di un combattimento, e in questo risiederebbe anche il motivo che ha scatenato un gesto tanto atroce. A quanto pare infatti, l’assurda vicenda sarebbe stata originata da un errore fatale della donna che avrebbe cucinato del pesce – pietanza proibita prima di un combattimento – ai membri della tribù.

La violenza

Violentata, frustata e decapitata in pubblico, sono gesti che farebbero pensare a un film dell’orrore, ma che invece riportano ad una vicenda realmente avvenuta a Luebo in Congo, dove una tribù di rivoltosi ha deciso di punire pubblicamente una donna che aveva commesso l’errore fatale di cucinare loro del “pesce proibito” prima di un combattimento. Come se non bastasse, la barbarie dell’atroce gesto è stata ancor più acuita quando alcuni membri della tribù hanno “festeggiato” bevendo il sangue della donna, davanti alla folla che applaudiva ed esultava. La povera donna non era a conoscenza del fatto che secondo i costumi della tribù, fosse assolutamente vietato mangiare pesce prima di un combattimento. Questo suo errore è risultato fatale: dapprima la sventurata è stata trascinata nuda per le strade della città di Luebo, per poi essere condannata a morte davanti al leader della tribù dei Kamuina Nsapu.

Le testimonianze degli abitanti

Secondo le regole dei Kamuina Nsapu, mangiare pesce o carne, così come fare sesso e lavarsi prima di una battaglia è assolutamente vietato, in quanto toglie qualsiasi difesa e protezione. A conferma di ciò anche i racconti degli abitanti di Luebo, che hanno assistito in diretta alle atroci violenze inferte nei confronti della povera donna. Questa una delle testimonianze più significative, che ha permesso di ricostruire la vicenda: “Convinti di aver spezzato la loro catena di difesa, i ribelli, guidati da un uomo chiamato, Kabata hanno condannato sia la donna che il figlio della seconda moglie di suo marito ad un incesto in pubblico“.

Incrociando le testimonianze degli abitanti di Luebo con le terribili immagini del video diffuso via WhatsApp, infatti, sembrerebbe che i rivoltosi abbiano voluto punire pubblicamente la donna dapprima trascinandola nuda per le vie della città e poi costringendola ad un rapporto incestuoso con il figlio della seconda moglie di suo marito, come dichiarato dal testimone.

La decapitazione

Dopo la violenza pubblica, i ribelli della tribù dei Kamuina Nsapu, hanno decapitato con un machete la donna, per poi berne il sangue. Un gesto tanto violento ha riportato alla memoria fatti di cronaca simili avvenuti in Africa e Medioriente per mano dell’Isis. Il corpo della povera donna, assieme a quello del giovane minorenne figlio della seconda moglie del marito, anch’esso decapitato, sono stati poi lasciati volutamente nel centro della città per mostrare agli abitanti di Luebo tutta la violenza di cui è capace la tribù di ribelli. I Kamuina Nsapu, infatti sono un gruppo noto per l’atroce violenza a cui ricorrono per ottenere il controllo delle città. Luebo è caduta nelle loro mani a fine marzo 2017, per rimanere sotto il loro controllo per ben 20 giorni. La loro dominazione seppur breve, lasciato il segno nella cittadina dove sono stati distrutti e incendiati diversi edifici e sono state ammazzate ben dieci persone, tra cui due agenti di polizia e alcuni amministratori.