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Violenza sessuale, per la Cassazione anche palpeggiare è reato

violenza sessuale

La Cassazione ha emesso un’ordinanza la quale sancisce che anche palpeggiare è violenza sessuale e, quindi, punibile come tale.

La Cassazione ha emanato una sentenza per violenza sessuale a carico di un cinquantasettenne che aveva palpeggiato una passeggera su un autobus di linea a Roma. La sentenza ha riguardato anche un altro uomo, complice del cinquantasettenne. La donna, invece di subire e soprassedere, aveva deciso di denunciare l’imputato e un altro uomo. Prima il tribunale nel novembre 2009, poi la Corte d’Appello di Roma nel settembre 2015 hanno ritenuto entrambi colpevoli di violenza sessuale in concorso.

Violenza sessuale

Non esiste un solo tipo di violenza, ma si può considerare violenza ogni forma di abuso di potere e controllo che si può manifestare con sopruso fisico, sessuale e psicologico. Questi tipi di violenza possono presentarsi isolatamente, ma più spesso sono combinati insieme. La violenza è intrisa di paura, la paura delle conseguenze.

La violenza ha gravi ed importanti conseguenze, sia sulla salute fisica che psicologica di chi la subisce, conseguenze che si manifestano nel breve periodo ma anche e soprattutto nel tempo, per molto tempo, se non si interviene.

Generalmente il manifestarsi di un tipo di violenza, ad esempio la violenza fisica, porta con sè come conseguenza, il manifestarsi degli altri tipi di violenza: quella fisica e quella psicologica. Per quanto riguarda alla violenza psicologica, il discorso si fa più complesso perchè essa può manifestarsi da sola, isolatamente, ma è sempre presente quando si è di fronte a tutte le altre forme di violenza. E’ infatti la prima a manifestarsi ed è quella più difficile da superare.

E’ meno visibile perchè non lascia segni sulla pelle, non solo per gli estranei , ma anche per chi la subisce, perchè spesso finisce con il percepirsi con gli occhi di chi perpetra la violenza. Comprende abusi psicologici come intimidazioni, umiliazioni pubbliche o private, continue svalutazioni, ricatti, controllo delle scelte personali e delle relazioni sociali fino ad indurre la persona ad allontanarsi da amici e parenti, sino al completo isolamento.

Si può riassumere, senza però sminuire la drasticità di ognuna di queste forme di violenza, parlando di molestie sessuali. Le molestie sessuali sono quei comportamenti indesiderati, verbali, non verbali e fisici, di natura sessuale, con lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona, segnatamente quando tale comportamento crea un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.

Il caso di Roma

Ed è proprio tra le molestie sessuali che rientra il caso della passeggera del bus di linea a Roma, la quale si è trovata ad essere palpeggiata in pubblico da un uomo di cinquantasette anni e da un suo complice. La donna, invece di subire e soprassedere, aveva deciso di denunciare l’imputato e un altro uomo. Prima il tribunale nel novembre 2009, poi la Corte d’Appello di Roma nel settembre 2015 hanno ritenuto entrambi colpevoli di violenza sessuale in concorso.

Nella sentenza (n. 51581 della terza sezione penale) non è specificata l’entità della condanna. Il codice penale punisce la violenza sessuale con la reclusione da cinque a dieci anni, con uno sconto non superiore ai due terzi nei casi di minore gravità. La Cassazione ha respinto il ricorso dell’unico imputato che si era rivolto alla suprema corte e ha confermato la condanna, disponendo per l’uomo il pagamento delle spese processuali.