> > Volt Italia, perchè c'è ancora qualcuno che pensa all'Europa

Volt Italia, perchè c'è ancora qualcuno che pensa all'Europa

Andrea Venzon, presidente Volt Europa

"Salvini ci rattrista". L'alternativa politica nata il giorno della brexit ha l'obiettivo di rivoluzionare la concezione europea di unità.

Dare una scossa a questa Europa: questa la missione del giovane partito politico pan-europeo di Volt presente in più di 27 stati. Il movimento fondato il 23 giugno 2016 (il giorno del referendum nel Regno Unito per l’uscita dall’Ue) è partito da un gruppo di amici che non avevano nessuna esperienza pregressa nell’ambito, ma che fin da subito si è rivelato determinato a scrivere una nuova pagina politica.

“Da cittadini e lavoratori europei ci siamo sentiti spaventati dalla brexit e abbiamo deciso di creare un movimento politico con l’obiettivo di rivoluzionare l’Europa” ha commentato Andrea Venzon, presidente del movimento che dal settore privato, insieme a dei colleghi tedeschi e francesi, ha deciso di intraprendere un percorso diverso fondando un partito di ispirazione post-ideologica. Secondo Mario Ferretti, segretario del movimento a Milano, Volt è un’alternativa politica costruita dai giovani che vogliono rivoluzionare le istituzioni.

C’era una “Volt -a” un movimento politico

Il partito ha deciso di chiamarsi Volt per due motivi: il primo perché il nome rimane inalterato (in pronuncia e scrittura) comunemente a tutte le lingue europee, in secondo luogo perchè il volt rappresenta anche l’unità di misura del potenziale elettrico. A i tempi in cui i populismi sembrano riscuotere i consensi di tutto l’elettorato d’Europa, la paura della demagogia ha dato vita a una alternativa, quasi una missione: quella di riformare radicalmente l’Europa dando maggiore peso ai cittadini dell’Unione. “We want to make people believe in politics again”, questo il loro slogan che (solo semanticamente ricorda quello utilizzato da Donald Trump nella sua corsa alle presidenziali) manifesta la loro volontà di riavvicinare i cittadini alla politica comunitaria.Volt Europa, un'alternativa politica

La loro visione parte da un presupposto: la fine delle ideologie e quindi un approccio tematico alla politica, in sintesi Volt si slega dal paradigma destra e sinistra avvicinandosi a “En marche” o al “Movimento 5 stelle” per i caratteri post-materialisti appartenenti a questi gruppi. La vera innovazione che il movimento porta nello scenario politico è il loro approccio paneuropeo in una scala che parte dall’amministrazione comunitaria e termina a quella locale delle singole città. Volt è presenta anche a livello locale sul suolo italiano: in città come Milano, Bari e persino Forlì, una governance piramidale con coordinatori territoriali che si impegnano a portare a termine battaglie a livello comunale.

Europee 2019? 10 punti per cambiare il futuro

Volt un movimento di giovani impegnati nell’Europa di oggi, cosa significa a 26 anni essere Presidente di un movimento paneuropeo?

Andrea Venzon: E’ sicuramente una grande sfida perché siamo persone giovani che si stanno impegnando per questo continente, stiamo viaggiando molto per costruire qualcosa da zero ma è anche il nostro dovere. Essere giovani non significa essere leggeri e noi pensiamo che i ragazzi come noi debbano partecipare in politica. Il vero problema dell’Italia e degli altri paesi è che la nostra generazione non ha una voce, non partecipa ed è completamente estranea agli eventi politici. Il governo di questo paese non sta portando al futuro giusto, è importantissimo che persone della nostra età cominciano a a prendersi la loro responsabilità. Come nel settore privato alla nostra età si sta già lavorando, è giusto che in politica ci sia una voce che rappresenta i giovani.

Nel 2019 ci saranno le elezioni europee, ci interesserebbe sapere cosa proponete.

Andrea Venzon: Noi come partito paneuropeo correremo con lo stesso programma in tutti gli stati europei, abbiamo 10 punti programmatici che stiamo progettando che saranno il vero valore aggiunto di Volt, perché se noi decideremo di assegnare dei fondi di coesione europea a certe aree depresse dell’Italia, non avremo poi i tedeschi a bloccare l’iniziativa perché gli stessi europarlamentari di Volt avranno approvato internamente queste proposte. Il programma europeo verrà pubblicato verso ottobre o novembre, ci sarà una forte attenzione sui temi caldi quindi: occupazione, lavoro, gestione dell’immigrazione e capire come portare avanti questa Unione Europea perché oggi l’Ue non è veramente un’Unione. Quando ci sono le crisi o quando ci sono i migranti l’Europa non si sente, perché sono gli stati nazione a prendere le decisioni. Quello che vogliamo portare nei prossimi 5-10 anni è rendere l’Unione Europea una vera unione Politica che abbia un peso e che possa gestire le crisi.

Giovani, politici, europeisti: “Salvini ci rattrista”

Da giovani e politici che percezione avete del governo giallo-verde?

Mario Ferretti: E’ molto lontano dai nostri valori, dalle nostre idee, da cittadini italiani è un governo che ci rattrista vedere perché è molto lontano da quello che vorremmo vedere in questo paese. Dall’altra parte però ci fa capire quanto sia necessario costruire un’alternativa paneuropea che utilizzi le potenzialità che l’Europa ci da oggi, un’alternativa costruita dai giovani coloro che vogliono stare e non vogliono emigrare da questo paese e lo vogliono vedere migliorato, un paese che non sia governato da incompetenti che non danno soluzione concrete.

Uno dei principi dell’Unione Europea è il traffico libero di persone all’interno degli stati membri, come commentate il percorso politico che va dalle barche delle ONG alle magliette rosse?

Mario Ferretti: Sicuramente è un percorso di opposizione a questo governo, alle politiche che sta portando avanti il ministro dell’Interno contro le ONG, noi come Volt proponiamo una soluzione chiaramente europea, noi sfruttiamo le potenzialità che l’Europa ci da. Per noi l’Unione Europea deve tornare ad agire in modo coeso a resistere in primo luogo alle richiesta nazionali e in secondo luogo non vogliamo più vedere accordi bilaterali ma vogliamo che sia L’Ue in prima persona ad agire. Crediamo che all’interno dell’Unione ci sia una redistribuzione dei migranti e bisogna puntare molto alle multe sui paesi che non vogliono accettare i profughi, oggi abbiamo molti stati come il gruppo Visagrad che ricevono moltissime risorse.