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Voto di fiducia governo: duri interventi di Delrio e Gelmini

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Severe e molto critiche le parole dei capogruppo alla Camera di PD e FI durante il voto di fiducia al Governo.

Dopo il voto di fiducia ottenuto in Senato, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è presentato il 6 giugno alla Camera dei Deputati. La fiducia è stata concessa: 350 i voti favorevoli, 236 contrari e 35 astenuti. Tenuta in considerazione la forza parlamentare di Lega e M5S, si attendevano 346 voti favorevoli. Il “sì” alla fiducia è stato votato anche da sei parlamentari del Gruppo Misto. L’assenza di due esponenti del M5S ha fatto sì che i favorevoli fossero 352 e non 354. Il dibattito è stato più acceso di quello precedente al Senato.

Le parole di Conte

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel suo discorso programmatico, ha ripetuto diversi temi enunciati nell’altro ramo del Parlamento il 5 giugno, ma integrandoli. Si è soffermato maggiormente su temi quali istruzione, Mezzogiorno e infrastrutture. “Noi, nell’immigrazione come nella scuola, non arriviamo per stravolgere” quanto è stato fatto in precedenza, sebbene vi siano “criticità sulle quali vogliamo intervenire”. Ha annunciato inoltre l’intenzione “di negoziare sul fronte della discesa progressiva del debito pubblico, ma bisognerà vedere come arrivarci”. Conte ha parlato in seguito di vasti investimenti pubblici, soprattutto infrastrutturali, che potrebbero essere “finanziati in decifit senza creare un problema di sostenibilità” nei conti pubblici.

La replica di Delrio

Duro l’intervento di Graziano Delrio. Il parlamentare del Partito Democratico inizia il suo discorso dichiarando di aver apprezzato inizialmente l’approccio pacato del Presidente del Consiglio, ma ora deve ricredersi: “Da parte del Pd Lei avrà la comprensione di chi sa quanto è difficile governare, ma non venga a parlare in Aula di cose che non conosce, sia umile“. Delrio cita alcuni punti presentati nel programma di governo Lega e M5S che sarebbero già stati approvati dagli esecutivi precedenti: “Lei ha parlato della presentazione di documenti una volta sola per gli imprenditori: decreto 126 del 2016; della mappatura dei provvedimenti, decreto 222 del 2016; delle nomine non politiche dei direttori sanitari, decreto 126 del 2017”. Il capogruppo dei deputati democratici nota che Conte “non è qui per concederci il privilegio vi vederla osservare la Costituzione. Lei ha il dovere di rispettarla, non ci sta facendo una concessione” e aggiunge: “Se vuole rispettare davvero la Costituzione, prenda quel programma che ha sul tavolo e lo riscriva, prenda la lista dei ministri e la riscriva”. I provvedimenti legislativi inoltre, precisa Delrio, devono avere copertura finanziaria secondo quanto precisa la Carta Costituzionale.

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“Si chiamava Piersanti”

Il Presidente del Consiglio, durante la sua replica in Aula, ha ringraziato il Presidente della Repubblica, rammaricandosi per gli attacchi subiti da Mattarella sui social network. “Una delle cose che mi ha più addolorato nei giorni scorsi- dice Giuseppe Conte- è stato quando c’è stato un attacco alla memoria di un suo congiunto sui social; questa è una cosa che mi è dispiaciuta”. “Piersanti- afferma deciso Delrio durante la sua dichiarazione di voto- Si chiamava Piersanti”. I deputati del Partito Democratico, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia si alzano in piedi e applaudono, ricordando il Presidente della Regione Sicilia assassinato da Cosa Nostra nel 1980. I parlamentari di Lega e Movimento 5 Stelle rimangono seduti.

“Populismo, pauperismo e giustizialismo”

Poco prima di Graziano Delrio, ha preso la parola Maria Stella Gelmini, capogruppo dei deputati di Forza Italia. “Abbiamo ascoltato un discorso pieno di demagogia, intriso di populismo, pauperismo e giustizialismo” dichiara l’esponente di FI, la quale annuncia il voto contrario del suo partito circa la fiducia al governo specificando però “che nessuno di noi occuperà i banchi del governo come abbiamo visto fare al Movimento Cinque Stelle”. L’ex Ministro all’Istruzione dell’ultimo governo Berlusconi ricorda alcune contraddizioni emerse tra la campagna elettorale e il dopo elezioni, a partire dalla richiesta di impeachment contro il Capo dello Stato avanzata da Luigi Di Maio, il quale ha poi cambiato parere nelle ore immediatamente successive. “Quello che Lei oggi presenta non è stato votato dagli italiani e non è quello di cui l’Italia ha bisogno. Lei, come Monti, Letta e Renzi, non è stato votato dagli italiani”.