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Wang, il bimbo arrivato a scuola con i capelli congelati

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Wang ha 10 anni e si reca a scuola tutti i giorni percorrendo 4 chilometri a piedi: la sua foto con i capelli congelati è diventata virale

Quattro chilometri con 10 gradi sotto zero. La foto, ormai virale, racconta la storia di questo bambino, che ha sconcertato e nello stesso tempo commosso il mondo intero. Wang è diventato noto in rete qualche giorno fa. In particolare quando, dopo essere arrivato nella sua scuola nello Yunnan, in Cina, si è presentato con i capelli completamente congelati. Il suo insegnante gli ha così scattato una foto che ha scatenato una vera ondata di solidarietà in tutto il paese.

Wang ha 10 anni e proviene da una famiglia molto povera. Vive in una specie di capanno con la sorella e la nonna, mentre il padre è emigrato per lavoro. La madre invece li ha abbandonati. Malgrado tutto, sembra che vento, neve o pioggia possano fermarlo. Ogni giorno infatti Wang percorre a piedi i 4 chilometri e mezzo, la distanza che lo divide dalla sua scuola. “Amo la scuola, ci danno pane e latte a pranzo e impariamo molte cose in classe”, ha raccontato il piccolo.

I compagni di classe di Wang lo hanno subito chiamato in coro «fiocco di neve». Hanno anche riso di lui quando è arrivato in classe con i capelli ricoperti di ghiaccio. Quella di Wang Manfu, dieci anni, scolaro di una zona rurale dello Yunnan cinese, è una storia che fa riflettere sulla Cina a due velocità. Da una parte superpotenza economica, che corre e sforna miliardari. Dall’altra un paese lentissimo, che evidentemente deve ancora combattere con enormi sacche di povertà.

A meno 10° per 4 chilometri

Il piccolo Wang è quindi arrivato a scuola coperto di gelo. Per raggiungere l’istituto, nel giorno degli esami il piccolo aveva dovuto camminare per quattro chilometri nella neve, con una temperatura di meno 10 gradi. Il suo insegnate ha pensato di fotografarlo e di lanciare l’immagine sui social network. La foto è diventata immediatamente virale, rivelando una storia di disagio profondo.

Wang Manfu è infatti solo uno dei milioni di bambini cinesi che vivono in villaggi sperduti con i nonni. Questo perché i genitori si vedono costretti ad andati in lontane città per trovare lavoro. Per loro è stato coniato il nome «liushou», che significa «lasciati indietro». Sono gli orfani sociali dello straordinario sviluppo industriale della Cina, che ha portato quasi trecento milioni di contadini a migrare dalla campagna verso le megalopoli, per trovare occupazione nelle catene di montaggio e nei cantieri. La scuola reste dunque l’unico rifugio sicuro e un po’ caldo per i «liushou».