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Waratah: il mistero della nave inglese che scomparve con 211 passeggeri

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Il mistero della nave fantasma Waratah rimane ancora oggi irrisolto. Persino il celebre scrittore americano Clive Cussler se ne è occupato.

Oltre un secolo fa, il 23 luglio del 1909, il transatlantico inglese Warath attraccò al porto di Durba, in Sudafrica, nell’Oceano Indiano. La nave, in servizio dell’anno prima, stava tornando in patria dopo il suo secondo viaggi, che lo aveva portato fino alla città di Melbourne. A bordo si trovavano alcune tonnellate di merci e 212 passeggeri. Nel corso dello scalo, uno dei passeggeri scese dalla nave e furono scaricate alcune merci. Altre invece ne furono caricate, tra cui anche alcuni quintali di piombo grezzo per le fonderie di Città del Capo. La mattina del 25 luglio 1909 il Warath ripartì dunque dallo scalo, per fare rotta a sud-ovest, verso il Capo di Buona Speranza e poi di Città del Capo.

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Ma fu proprio in quel momento che il transatlantico Warath scomparve misteriosamente. Come molte navi del suo tempo, esso non aveva a disposizione una radio. Sicuramente incontrò altre due navi che scambiarono alcuni segnali luminosi, poco visibili però a causa del mare in tempesta e del cielo cupo. Le condizioni meteo erano infatti nefaste, con un vento così forte da sollevare onde alte anche 9 metri. Un’altra nave di passaggio vide la Warath sulla sua rotta, ma dopo due lampi nel cielo, le luci dell’imbarcazione di spensero ed essa non fu più visibile.

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A parte le brevi note trovate nei diari di bordo delle 2 navi di passaggio, non fu mai trovata altra traccia della nave scomparsa. Così come nulla si seppe più circa il carico di merci e delle 211 persone a bordo. Le ricerche della nave partirono inoltre in ritardo. Solo dopo alcuni giorni dalla sua sparizione, le autorità portuali di Città del Capo decisero di mandare un rimorchiatore in cerca della Warath.

L’enigma della nave fantasma

Quando la notizia arrivò in Inghilterra, i giornali scrissero che la nave era andata alla deriva a causa di un guasto. Mentre i passeggeri si ammazzavano e si divoravano fra loro… Si ipotizzò inoltre che la Warath fosse arrivata fino in Antartide, dove gli ultimi sopravvissuti morirono per assideramento. I parenti dei passeggeri scomparsi decisero di mettere insieme una colletta per condurre da sé le ricerche, le quali durarono solo tre mesi e non portarono a nulla di nuovo.

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L’inchiesta svolta nel frattempo a Città del Capo mise in luce alcuni importanti particolari. La nave era di costruzione moderna per l’epoca, lunga e affusolata per raggiungere alte velocità. Tali vantaggi erano però a discapito della stabilità. Infatti i movimenti troppo violenti rischiavano di far affondare la nave. L’unico passeggero sbarcato a Durbam dichiarò inoltre di essere stato tormentato per tutto il viaggio da un incubo. Egli vedeva un cavaliere medievale con l’armatura sporca di sangue che emergeva dal mare… E chiamava il nome della nave mentre questa andava a fondo. Proprio questo fu il motivo per cui decise di sbarcare prima del tempo!

Il Warath è diventato presto oggetto di leggende e miti. Nel 1987 lo scrittore americano Clive Cussler si occupò del caso. Egli fondò inoltre una società per il ritrovamento e il restauro di relitti storici. Scrisse inoltre romanzi che riguardavano navi fantasma e cacciatori dei mari, editi dalla casa editrice Tea. Ma anche le ricerche di Cussler non portarono al ritrovamento del Warath. Che resta ancora disperso tra Durban e Città del Capo.