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Warm Bodies: Un film per San Valentino per le coppie che amano horror e ironia

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L'amore è sinonimo di speranza. In un mondo post apocalittico e gremito di zombie, sarà proprio il legame fra un mostro ed una ragazza a salvarci tutti. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Isaac Marion. Un virus misterioso ha sconvolto la nostra civiltà, trasformando le sue vittime in most...

L’amore è sinonimo di speranza. In un mondo post apocalittico e gremito di zombie, sarà proprio il legame fra un mostro ed una ragazza a salvarci tutti. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Isaac Marion.

Un virus misterioso ha sconvolto la nostra civiltà, trasformando le sue vittime in mostri divoratori di carne umana, senza ricordi della propria vita passata. L’ultimo manipolo di uomini e donne sopravvissuti, vive all’interno di un rifugio delimitato da mura altissime. Uno di questi giovani zombie, R, sembra diverso da tutti gli altri; ha ancora una parvenza di umanità nella sua mente. Tutto cambia quando R incontra Julie, giovane in ricognizione fuori dal rifugio assieme ad altri sopravvissuti. Preso dalla fame, R mangia il cervello di un ragazzo, Perry, acquisendone ricordi e sentimenti. Il giovane, altri non era che il ragazzo di Julie. R inizia a provare qualcosa per la ragazza e decide di salvarla dagli altri zombie. Dove, però, terminano i sentimenti di Perry e cominciano quelli di R? E Julie, potrà mai amare un mostro?

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Un mondo post apocalittico mostrato non dai sopravvissuti ma dal punto di vista degli zombie. “Ero davvero emozionato” – racconta il regista Jonathan Levine – “Questo film è un’avventura, è una storia d’amore, è in parte commedia ma con elementi horror”. Tutto il film viene raccontato tramite la voice over del protagonista, lo zombie R, che auto interpreta i suoi grugniti, che altrimenti sarebbero senza senso. Ecco, quindi, i suoi desideri, la voglia di sentirsi ancora vivo e, cosa più importante, la sua evoluzione interiore. Un vero collegamento coi suoi pensieri.

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In aiuto di R, arriva anche la musica. La colonna sonora funge da catalizzatore, enfatizzanndo i sentimenti del protagonista. Preoccupato, arrabbiato, triste, innamorato: la vasta gamma di canzoni è un tramite diretto col suo cuore. L’ironia e il sarcasmo sono le chiavi di volta del film, soprattutto nella parte iniziale, quando Levine ci mostra il mondo di R e i primi momenti fra Julie e il dolce zombie. La parte più drammatica prende il sopravvento dalla seconda metà del film, dove i due novelli Romeo e Giulietta dovranno sopravvivere fra mille difficoltà e restare uniti. Strizzando l’occhio ad eventi storici mondiali, c’è persino un rimando alla caduta del muro di Berlino, Levine cerca di porre l’accento su più piani registici, che facciano da contorno alla storia d’amore. Peccato che non sempre vi riesca. Merito indiscusso del film sono gli effetti speciali. Gli Ossuti, i super-zombie, sono stati realizzati usando la Computer Grafica e con i movimenti degli stuntman, equipaggiati per il motion capture. Lo stesso Levine afferma che l’uso della CG gli ha consentito di sperimentare delle sequenze in libertà assoluta. Lavoro differente per quanto riguarda gli zombie. Il team degli effetti speciali ha lavorato su un look che non fosse troppo splatter, prendendo spunto dalle foto dell’epoca della Depressione e da immagini di minatori al lavoro. La sfida maggiore è stata il personaggio di R, che doveva incarnare la figura dello zombie sexy. Per Levine, l’importante era ottenere questo risultato senza l’uso di protesi e usando solo il makeup. E il risultato è davvero notevole: raccapricciante a momenti ma comunque con un fascino latente.

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Nonostante i numerosi aspetti positivi, il film non eguaglia la magia del libro. Pochi sono i registi e gli sceneggiatori che riescono a catturare le emozioni su carta e trasformarle in immagini. Purtroppo Levine rientra in quella categoria. Seppur presenti il sarcasmo e l’ironia del romanzo, il film non arriva al cuore come il libro, non lo fa battere proprio come accade agli zombie. Quell’incantesimo che li fa risvegliare e che dovrebbe far risvegliare anche il pubblico, proprio non nasce. Poche sono le differenze fra romanzo e film e solo una è davvero notevole: chi ha amato il libro, non la gradirà sicuramente. Il rifugio degli umani immaginato daallo scrittore Isaac Marion, poi, è molto più interessante della versione filmica: più decadente, più triste, semplicemente post apocalittico.

La morale, almeno, è rimasta inalterata: l’amore e la speranza sono le chiavi salvifiche, liberatrici da ogni male. Insieme costituiscono una forza talmente potente, da sbaragliare ogni nemico o avversità. In fondo, è dal teatro greco che raccontiamo la stessa morale: l’amore, infine, ci salverà tutti. Notevole è anche la metafora del razzismo. La paura del diverso e dello sconosciuto che porta ad erigere mura psicologiche e recinti invalicabili per proteggere le nostre proprietà; questo è quello che raccontano Levine e Marion, un rischio notevole in cui l’umanità incappa con estrema facilità.

Il cast vanta un nome che non ha neanche bisogno di presentazioni: John Malkovich, che interpreta il padre di Julie. Peccato che l’attore sembri spaesato, non in parte. Una prova da dimenticare. Teresa Palmer, alias Julie, è un’ attrice dalle buone potenzialità ma ancora acerba. Buona, invece, la prova del giovane Nicholas Hoult. “La cosa più commovente di R è il suo bisogno di avere un contatto” – racconta l’attore – ” Vuole stabilire un contatto con chiunque lo circondi e sentirsi vivo. È uno dei più normali istinti umani, volersi sentire parte di qualcosa e crea un legame con gli altri esseri umani”. Paradossalmente, se non esistesse il libro, sarebbe un film notevole. Purtroppo per Levine, ci sarà sempre un romanzo con cui fare i conti. “Warm Bodies non è un film di zombie ma un film di mostri che diventa una storia d’amore”, questa l’ottima definizione del regista Jonathan Levine.