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Yara: il segreto di Bossetti e la moglie prima dell'omicidio

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Emergono ulteriori ed agghiaccianti particolari su Massimo Giuseppe Bossetti, assassino della povera Yara. L'uomo è un pervertito attratto dalle ragazzine.

Si fa ulteriore luce su Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mappello condannato all’ergastolo per il rapimento e l’assassinio della giovanissima Yara Gambirasio. Sono state infatti diffuse le motivazioni della sentenza della corte d’Appello di Brescia, che aveva confermato la condanna lo scorso 17 luglio. Esce fuori il profilo di un autentico bruto pervertito, capace appunto di macchiarsi di questo terribile delitto. Nella vicenda, non c’è nulla di giusto o logico.

Pervertito uccide Yara

Le motivazioni della sentenza ci riporta a quella sera che vorremmo non dovesse venir ricordata per questo delitto. È il 26 novembre del 2010, e Yara Cambirasio ha soltanto 13 anni. È una giovane atleta, infatti fa ginnastica, e alle ore 18,44 sta tornado dalla palestra dove si allena, che dista solo 700 metri da casa sua. Sfortunatamente, a bighellonare in quella zona c’è anche Massimo Giuseppe Bossetti. In quell’istante, l’uomo non aveva impegni lavorativi, e nemmeno voglia di tornare a casa, dove presumibilmente c’era la moglie. È morbosamente attratto dalle ragazzine adolescenti. E le ragazze che come Yara Gambirasio stavano uscendo dal centro sportivo sono un’indubbia attrattiva per lui.

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Assassino malato

Massimo Giuseppe Bossetti, è stato appurato, è affetto da un insistente e perdurante interesse per le giovani in età puberale. Forse è questo il motivo del litigio con la moglie. Proprio in quel periodo c’era stato un raffreddamento dei rapporti con la consorte, spingendo l’assassino all’astinenza sessuale con lei. Questa pulsione si è manifestata anche in carcere, dove Massimo Giuseppe Bossetti ha inviato una serie di lettere alla detenuta Gina, anche se i due non si sono mai incontrati.

Alla vista di quelle ragazzine, ed in particolare di Yara Gambirasio, Giuseppe Massimo Bossetti non ha saputo trattenersi. La poveretta è stata quindi aggredita con l’inganno e obbligata a salire su un mezzo di trasporto. Yara Gambirasio non tornerà più a casa.

La corte, infine, sottolinea come la 13enne fosse solita fare la strada “sotto i lampioni” per tornare nella propria abitazione finiti gli allenamenti. E questo avvalora la tesi di un’aggressione a carattere sessuale, che sarebbe scattata mentre il pedofilo carnefice osservava le ragazzine che uscivano dalla palestra. Circostanze che “convergono nell’indicare il muratore Bossetti come la persona che si aggirava, a bordo del suo autocarro cassonato, in quei momenti nei pressi della palestra”.

Il ritrovamento successivo

Purtroppo il 26 febbraio 2011 un aeromodellista ritrova il cadavere senza vita di Yara Gambirasio steso in un campo aperto situato a Chignolo d’Isola. Vengono rilevati numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico (inferto probabilmente con un sasso), una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo, tuttavia non mortali. Nei mesi successivi si è ipotizzato che la morte sia sopraggiunta in un momento successivo all’aggressione, a causa del freddo e dell’indebolimento dovuto alle lesioni. Sul cadavere non appaiono, sorprendentemente, segni di violenza carnale.