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Delitto di Garlasco, l’impronta 33 non convince i consulenti della famiglia Poggi

impronta 33 garlasco

Gli avvocati dei Poggi hanno chiesto alla Procura di Pavia nuovi accertamenti sull’impronta 33, recentemente attribuita ad Andrea Sempio.

Il caso del delitto di Garlasco torna al centro dell’attenzione con nuove contestazioni sull’impronta 33, elemento chiave delle indagini. Gli avvocati della famiglia Poggi hanno chiesto alla Procura di Pavia ulteriori accertamenti su questa traccia, recentemente attribuita all’indagato Andrea Sempio. La richiesta riapre dubbi e accende nuove speranze di chiarimento in una vicenda che da anni tiene con il fiato sospeso l’opinione pubblica.

Nuovi accertamenti confermano l’assenza di tracce di sangue sull’impronta 33 nel caso Garlasco

Gli approfondimenti svolti finora, compresi i test eseguiti dal Ris di Parma, avevano già escluso la presenza di sangue sull’impronta 33, un elemento cruciale nelle indagini sul delitto di Garlasco. Le successive verifiche richieste dalla famiglia Poggi hanno confermato questi risultati, rafforzando il dubbio sull’effettiva rilevanza di questa traccia nelle dinamiche dell’omicidio.

L’assenza di materiale biologico compatibile con il sangue sull’impronta solleva ulteriori interrogativi sull’attribuzione fatta all’indagato Andrea Sempio, mettendo in luce la necessità di ulteriori approfondimenti scientifici e giudiziari.

Delitto di Garlasco, impronta 33: nuovi dubbi emergono dai consulenti dei Poggi

L’impronta 33 era stata rinvenuta sulle scale interne della villetta di via Pascoli a Garlasco, luogo in cui fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. Secondo una perizia di parte commissionata dalla famiglia Poggi, l’impronta nota come “33” non sarebbe riconducibile ad Andrea Sempio, in contrasto con quanto attribuito dalla Procura di Pavia nell’ambito delle indagini sul delitto di Garlasco.

Gli esperti incaricati hanno concluso che l’impronta non è collegata alla dinamica dell’omicidio e non può essere attribuita all’amico di Marco Poggi. La famiglia ha quindi avanzato una richiesta di incidente probatorio per approfondire la questione, ma tale istanza è stata respinta dalla Procura, come riportato in una nota dei legali Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna.

“Tale istanza, volta esclusivamente a garantire un imparziale accertamento dei fatti nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti nell’attuale vicenda processuale, è stata tuttavia rigettata dal Pubblico Ministero, il quale ha ritenuto di dover sottoporre i dati tecnici in esame ad una sua diretta ed esclusiva valutazione, da compiersi all’esito delle indagini in occasione dell’eventuale esercizio dell’azione penale nei confronti dell’attuale indagato”.

Poi, i legali hanno concluso:

“Prendiamo doverosamente atto di tale determinazione , ma ci saremmo sinceramente augurati che un dato probatorio erroneamente presentato come decisivo per l’accertamento dei fatti potesse essere immediatamente chiarito proprio nell’ambito dell’attuale incidente probatorio, per il quale è stata fissata udienza al 24 ottobre 2025”.

Intanto, proseguono le analisi nell’ambito dell’incidente probatorio con nuove campionature previste per il 4 luglio. Questi esami riguarderanno tamponi di Chiara Poggi, tracce di sangue che in passato non avevano fornito riscontri utili, e campioni prelevati da un frammento del tappetino del bagno. I risultati di queste analisi sono attesi entro pochi giorni. Inoltre, è previsto un approfondimento anche su un capello o pelo animale rinvenuto tra i rifiuti, che potrebbe fornire ulteriori elementi utili alle indagini.