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Il tragico deragliamento del Frecciarossa 1000, avvenuto il 6 febbraio, ha scosso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sulla sicurezza dei trasporti ferroviari in Italia. Oggi, il sostituto procuratore di Lodi, Giulia Aragno, ha presentato le richieste di condanna nel processo di primo grado, chiedendo un totale di 11 anni e 3 mesi di reclusione per i soggetti coinvolti.
Il disastro si è verificato alle 5.30 del mattino, quando il treno, in fase di transito a una velocità di 298 chilometri orari, ha deragliato in corrispondenza del deviatoio 5 del Posto movimento Livraga, situato nel Basso Lodigiano sulla linea ad alta velocità Milano – Bologna. Tragicamente, nell’incidente hanno perso la vita i macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo, mentre dieci passeggeri hanno riportato ferite gravi.
Le richieste di pena
La richiesta di pena più severa è stata formulata per Valerio Giovine, l’ex Direttore produzione di Rfi, per il quale sono stati richiesti 2 anni e 10 mesi di reclusione. La procura ha individuato in lui una delle figure chiave nella catena di responsabilità che ha condotto al disastro. Inoltre, un operaio di Alstom, accusato di aver erroneamente invertito due fili durante il montaggio di un attuatore per scambi, rischia una condanna di 1 anno e 11 mesi, mentre il collaudatore della stessa azienda, ritenuto non aver rilevato l’errore, potrebbe affrontare 2 anni di carcere.
Responsabilità dei dirigenti di Alstom
La procura ha esteso le richieste di condanna anche ai dirigenti di Alstom. Andrea Morganti, considerato responsabile della procedura di collaudo, rischia 2 anni e 4 mesi, mentre Francesco Muscatello potrebbe ottenere una pena di 1 anno e 11 mesi. Questi dirigenti sono accusati di non aver garantito che tutte le procedure di sicurezza fossero rispettate prima della riapertura della linea.
Le cause del disastro
Le indagini condotte dalla polizia ferroviaria e dai consulenti della procura hanno rivelato che la causa principale del deragliamento è stata identificata in un cablaggio errato all’interno di un attuatore prodotto da Alstom a Firenze. Questo attuatore era stato installato poche ore prima dell’incidente dai manutentori di Rfi. Tuttavia, il pubblico ministero ha sottolineato che diverse condotte colpose si sono sommate, contribuendo all’accaduto.
Giudizio separato per altri operai
Due operai installatori di Rfi, già giudicati in un procedimento separato con rito abbreviato, sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi di reclusione. Questi lavoratori sono stati accusati di non aver effettuato la prova di concordanza finale prima di autorizzare la riapertura della linea, un passaggio cruciale nella sicurezza ferroviaria.
Il processo in corso rappresenta un importante passo avanti nel cercare di fare chiarezza su quanto accaduto e nel garantire che simili tragedie non si ripetano in futuro. La sicurezza ferroviaria è una priorità fondamentale e la responsabilità di chi opera in questo settore deve essere chiaramente definita e perseguita.