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Gaza sotto assedio: come la fame diventa un'arma

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Diciamoci la verità: la crisi alimentare a Gaza è una realtà che non possiamo ignorare. Ma chi sta davvero causando questa tragedia?

Diciamoci la verità: la situazione a Gaza è diventata insostenibile. Eppure, mentre tutti fanno finta di non vedere, le narrazioni mainstream continuano a dipingere un quadro che ignora le responsabilità dirette di chi controlla l’accesso alla vita e alla nutrizione. Recentemente, il Ministero della Salute di Gaza ha riportato che 127 persone, tra cui 85 bambini, sono morte a causa della fame o della malnutrizione, un tragico effetto del blocco israeliano.

Ma non è solo la fame a essere una realtà tangibile; è l’arma silenziosa di una guerra che si combatte attraverso le politiche di aiuto umanitario bloccato.

Il gioco delle accuse: chi è il vero colpevole?

Israele ha bloccato ogni forma di aiuto a Gaza, sostenendo che fosse necessario per costringere Hamas a rispettare un cessate il fuoco che l’Israele stesso ha violato. Ma chi ci crede? La scorsa settimana, il governo israeliano ha addossato la responsabilità della crisi umanitaria all’ONU, accusando la sua agenzia di aiuto di collaborare con Hamas per limitare l’accesso al cibo. Ma queste affermazioni sono basate su dati concreti? La realtà è meno politically correct: nel marzo 2024, Israele ha bloccato i convogli di aiuto delle Nazioni Unite, mentre nel settembre dello stesso anno, 15 organizzazioni umanitarie internazionali hanno dichiarato che Israele stava ostacolando l’83% degli aiuti a Gaza.

Israele ha sempre negato di bloccare gli aiuti, puntando il dito contro l’inefficienza dell’ONU e la presunta malafede di Hamas. Ma i fatti raccontano una storia differente. Dopo essere stati criticati per l’aumento della minaccia di fame, Israele e gli Stati Uniti hanno sostenuto la creazione del Global Humanitarian Fund (GHF), destinato a sostituire le agenzie internazionali, ma con risultati disastrosi. Da maggio a oggi, oltre 1.000 persone sono morte mentre cercavano di accedere al cibo nei punti di distribuzione del GHF. Dobbiamo chiederci: è questa la soluzione che ci è stata proposta?

Fame: un’arma silenziosa e letale

La fame non è solo un numero. È una condizione che porta a una morte lenta e dolorosa, un processo che si articola in tre fasi. La prima si manifesta con il salto di un pasto, la seconda quando il corpo inizia a sfruttare i grassi accumulati, e la terza, quella fatale, quando anche le riserve di grasso si esauriscono e il corpo inizia a consumare muscoli e ossa. Come ha spiegato il dottor Omar Abdel-Mannan, questa è una morte “molto crudele e lenta”. I bambini, in particolare, sono i più vulnerabili, poiché hanno meno riserve di grasso e muscolo per affrontare la carestia.

In un contesto in cui il governo israeliano continua a negare l’esistenza di una carestia, affermando che ci sono solo “pocket” di crisi alimentare, il problema è ben più ampio. Le accuse di Israele contro l’ONU, definita una “macchina da miliardi di dollari”, rimangono prive di fondamento. Sebbene Israele sostenga che l’aiuto umanitario giaccia inutilizzato, rapporti interni degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite indicano che non ci sono prove di furti sistematici di aiuti da parte di Hamas. Dobbiamo essere consapevoli: non possiamo permetterci di ignorare questa realtà.

Riflessioni finali: la necessità di un pensiero critico

La crisi a Gaza è una delle più gravi del nostro tempo, ma i responsabili sembrano godere di una sorta di impunità internazionale. Netanyahu e la sua coalizione di destra possono continuare a ignorare le accuse di crimini contro l’umanità e violazioni del diritto internazionale, etichettandole come “antisemitismo”. La realtà è che l’unico attore capace di esercitare una reale pressione su Israele sembra essere il presidente degli Stati Uniti, ma le sue azioni sono così imprevedibili da rendere difficile ogni previsione.

In conclusione, la situazione a Gaza richiede un’analisi critica e onesta. So che non è popolare dirlo, ma non possiamo permettere che la narrazione dominante ci distolga dalla verità: il popolo di Gaza sta soffrendo e le responsabilità devono essere chiarite. È ora di smettere di girare intorno al problema e iniziare a chiedere conto a chi detiene il potere. La verità è che, se non ci facciamo sentire, il silenzio sarà complice di questa tragedia.