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Il caso di Liliana Resinovich: un mistero irrisolto
La morte di Liliana Resinovich continua a suscitare interrogativi e polemiche, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni del tecnico anatomopatologo coinvolto nell’autopsia. Sergio Resinovich, fratello della vittima, ha espresso la sua indignazione, definendo il tecnico un “fantoccio pericoloso” e chiedendo il suo licenziamento immediato. La questione si complica ulteriormente quando il tecnico ha affermato di poter essere responsabile di una frattura alla vertebra T2 di Liliana, riscontrata durante la seconda autopsia.
Le dichiarazioni controverse del tecnico
Il giovane triestino, presentatosi spontaneamente agli inquirenti, ha ammesso la possibilità di aver causato la frattura durante l’autopsia. Tuttavia, Sergio Resinovich ha sollevato dubbi sulla tempistica della confessione, chiedendosi perché il tecnico abbia parlato solo dopo il suo esposto all’Ordine dei Medici. Questa situazione ha portato a interrogativi sulla professionalità e sull’integrità del processo autoptico, già di per sé controverso.
Le perizie e le evidenze scientifiche
Il professor Vittorio Fineschi, medico legale della famiglia Resinovich, ha definito “grottesca” l’ipotesi che la frattura sia stata provocata durante l’autopsia. Secondo Fineschi, per causare una simile lesione su un cadavere sarebbe necessaria una forza notevole, difficile da esercitare accidentalmente. Inoltre, la frattura era già visibile nella TAC dell’8 gennaio, effettuata prima dell’autopsia, suggerendo che la lesione fosse presente prima dell’intervento del tecnico.
Un cambiamento nell’orientamento delle indagini
La superperizia condotta dall’antropologa forense Cristina Cattaneo ha rappresentato un punto di svolta nelle indagini. La relazione, depositata nel febbraio 2025, ha evidenziato otto elementi che suggeriscono un’azione omicidiaria, tra cui lesioni su diverse parti del corpo di Liliana, non compatibili con un suicidio. Queste conclusioni hanno portato la Procura di Trieste a rivalutare l’intero procedimento, passando dall’ipotesi di suicidio a quella di omicidio volontario.
Le rivelazioni emerse dalle indagini non solo hanno riacceso l’interesse pubblico sul caso, ma hanno anche sollevato interrogativi sulla gestione delle autopsie e sulla responsabilità dei professionisti coinvolti. La famiglia Resinovich, già provata dal dolore, si trova ora a dover affrontare una battaglia legale e mediatica per ottenere giustizia per Liliana. La comunità locale segue con attenzione gli sviluppi, sperando che la verità emerga finalmente.