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Israele bandisce l'Unrwa da Gaza: analisi delle implicazioni

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Il bando dell'Unrwa da Gaza da parte di Israele solleva preoccupazioni internazionali.

Negli ultimi giorni, la situazione a Gaza ha subito un cambiamento significativo a seguito delle dichiarazioni ufficiali da parte di Israele riguardo all’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa. Un funzionario israeliano ha affermato, in forma anonima, che non sarà più permesso all’agenzia di operare all’interno della Striscia di Gaza.

Questa mossa si inserisce in un contesto di crescente tensione e accuse tra le autorità israeliane e l’organizzazione, che fornisce assistenza a milioni di palestinesi.

Il divieto dell’Unrwa da parte della Knesset

Recentemente, la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato due misure legislative che pongono un divieto totale all’operato dell’Unrwa sul territorio israeliano. La prima legge impedisce qualsiasi attività dell’agenzia, mentre la seconda vieta alle istituzioni governative israeliane di avere contatti con essa. Questa decisione è stata interpretata come una reazione alle accuse rivolte a dipendenti dell’Unrwa, accusati di essere coinvolti in attacchi contro Israele durante il conflitto del 7 ottobre.

Le accuse e il futuro incerto dell’Unrwa

Le accuse mosse dal governo israeliano hanno portato gli Stati Uniti, principali finanziatori dell’Unrwa, a sospendere il finanziamento fino al 2025. Questa situazione ha messo in discussione la sostenibilità dell’agenzia e la sua capacità di fornire assistenza ai rifugiati palestinesi. Con il futuro dell’Unrwa sempre più incerto, il rischio di una crisi umanitaria a Gaza aumenta.

Le pronunce della Corte Internazionale di Giustizia

In contrasto con le decisioni della Knesset, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha emesso un parere che obbliga Israele a consentire all’Unrwa di operare per fornire assistenza umanitaria. Questo parere arriva dopo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva richiesto un chiarimento sugli obblighi legali di Israele riguardo all’assistenza umanitaria. Il presidente della Corte, Yuji Iwasawa, ha affermato che Israele è tenuto ad accettare e facilitare i programmi di soccorso delle Nazioni Unite.

Implicazioni della decisione della Corte

Il parere della ICJ giunge in un momento critico, mentre un fragile cessate il fuoco è in vigore a Gaza, dal 10 ottobre. Tuttavia, le aggressioni israeliane continuano, portando a un numero crescente di vittime palestinesi. Il governo israeliano ha respinto le conclusioni della Corte, sostenendo che i procedimenti siano parziali e non riflettano la realtà del conflitto. Inoltre, Israele ha presentato un documento di 38 pagine in risposta alle accuse, ma il ministero degli Esteri ha continuato a dichiarare che non collaborerà con un’organizzazione considerata infiltrata da elementi terroristici.

Reazioni internazionali e futuro dell’Unrwa

La reazione della comunità internazionale non si è fatta attendere. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito la sentenza della ICJ come un passo cruciale e ha espresso la speranza che Israele rispetti le indicazioni della Corte. Guterres ha sottolineato l’importanza di incrementare gli aiuti umanitari a Gaza, evidenziando che la situazione della popolazione locale è tragica e richiede un intervento immediato.

Il ruolo dell’Unrwa e le sue risorse

L’Unrwa, nonostante le restrizioni, ha dichiarato di avere risorse e competenze sufficienti per rispondere alle esigenze umanitarie a Gaza. Secondo il Commissario generale dell’agenzia, Philippe Lazzarini, l’Unrwa possiede scorte di cibo e beni di prima necessità pronte per essere distribuite, ma l’accesso alla Striscia è stato bloccato da Israele. La Corte ha anche evidenziato che i bisogni fondamentali della popolazione di Gaza non sono stati soddisfatti adeguatamente.

Le dichiarazioni dell’ambasciatore palestinese nei Paesi Bassi, Ammar Hijazi, hanno accolto con favore il parere della Corte, sottolineando che Israele non ha alcuna giustificazione per bandire l’Unrwa. La questione della legittimità della presenza israeliana nei territori palestinesi occupati rimane centrale, alimentando le iniziative per il riconoscimento dello Stato palestinese.