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La drammatica esperienza di un corridore colpito da un fulmine in alta quota

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Un fulmine a un passo dalla tragedia: la storia di Leonardo Nistri, un trail runner che ha vissuto un'esperienza straordinaria, tra coraggio e fortuna.

Diciamoci la verità: la montagna può essere un luogo meraviglioso e terribile allo stesso tempo. La storia di Leonardo Nistri, un trail runner di 35 anni di Prato, ne è un perfetto esempio. Il 26 luglio, durante la Cima Taruffi Trail, un fulmine lo ha colpito a distanza ravvicinata, trasformando una gara sportiva in un’esperienza di sopravvivenza.

Ma come è potuto accadere un evento così drammatico in un contesto apparentemente sicuro? Scopriamolo insieme.

Il fulmine: un nemico invisibile

Quando pensiamo ai fulmini, spesso li consideriamo eventi rari e lontani dalla nostra quotidianità. Eppure, secondo le statistiche meteorologiche, in Italia si registrano annualmente circa 20.000 eventi di fulminazione. In montagna, le probabilità di essere colpiti aumentano esponenzialmente, specialmente in condizioni meteorologiche avverse. Leonardo, mentre affrontava uno dei tratti più esposti del percorso, ha sperimentato in prima persona la brutalità di un fulmine che ha scaricato la sua potenza a un metro da lui. La scarica elettrica ha colpito il metallo delle sue bacchette da trekking, causandogli una perdita di conoscenza immediata.

È importante notare che, nonostante l’allerta meteo non fosse in vigore per quell’area, le condizioni possono cambiare repentinamente in alta quota. Questo episodio mette in luce una verità scomoda: la preparazione e la consapevolezza dei rischi sono fondamentali per chi si avventura in montagna. La storia di Leonardo non è solo un racconto di fortuna, ma un chiaro avviso per tutti coloro che pensano che le tempeste siano eventi sporadici e facilmente gestibili. La realtà è meno politically correct: non possiamo abbassare la guardia.

Un miracolo di sopravvivenza

La drammaticità della situazione è palpabile. I soccorritori, giunti sul posto in pochi minuti, hanno temuto il peggio. Trovarlo a terra e privo di sensi è stato un momento di angoscia per tutti. Ma la fortuna ha voluto che Leonardo si svegliasse praticamente illeso, con solo un leggero fastidio all’orecchio e un trauma psicologico che difficilmente dimenticherà. Le sue bacchette da trekking, sciolte dal calore della scarica, e i vestiti lacerati sono diventati simboli di un evento che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia. Leonardo ha deciso di conservare quegli indumenti, non solo come un ricordo, ma come un monito per chi, come lui, ama la montagna.

La rapidità dei soccorsi e la professionalità del personale del Soccorso alpino sono stati decisivi. Leonardo è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna, dove ha ricevuto le cure necessarie. La sua storia ha suscitato l’interesse della comunità sportiva, ma pone anche interrogativi sull’importanza di una preparazione adeguata e sulla consapevolezza dei rischi legati alle attività all’aperto. Mentre tutti fanno finta che sia tutto sotto controllo, il re è nudo, e ve lo dico io: la sicurezza non è mai garantita.

Riflessioni su rischio e passione

“È stato un colpo di fortuna”, ha dichiarato Leonardo. Ma la verità è che dietro a questo “colpo di fortuna” si cela una serie di fattori: la preparazione, la prontezza dei soccorsi e la sua determinazione. Tuttavia, ciò che colpisce di più è la resilienza di questo atleta. Nonostante l’accaduto, la sua passione per il trail running non si è affievolita. Anzi, è già iscritto a una nuova gara prevista per settembre. Questo ci porta a riflettere: in un’epoca in cui il politically correct regna sovrano, è necessario affrontare la realtà dei rischi che corriamo quando ci avventuriamo in natura.

La vicenda di Leonardo Nistri ci invita a non sottovalutare mai le condizioni meteorologiche e a considerare sempre i fattori di rischio. La montagna è bellissima, ma può essere spietata. E, come dimostrato da questa storia, a volte un attimo può cambiare tutto. La vera lezione qui è che la preparazione mentale e la consapevolezza del pericolo possono fare la differenza tra la vita e la morte. So che non è popolare dirlo, ma è ora di prendere sul serio il rischio, perché la montagna non perdona.