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Miss Italia, il concorso di bellezza più famoso del Bel Paese, è tornato a far parlare di sé, e non solo per l’elezione della nuova reginetta il prossimo 15 settembre. Le polemiche si scatenano attorno al nuovo regolamento, che esclude ragazze transgender e chi ha subito interventi di chirurgia estetica. Diciamoci la verità: questo approccio è davvero in linea con i tempi moderni, o è solo una retroguardia mascherata da tradizione?
Il regolamento e le polemiche
Patrizia Mirigliani, la patron del concorso, ha riportato lo show in Rai, seppur in streaming su RaiPlay. È un passo avanti, certo, rispetto agli anni in cui la finale veniva trasmessa su piattaforme meno visibili come Facebook o YouTube. Ma a chi vogliamo raccontare storie? Il vero punto dolente è il nuovo regolamento, che ha già fatto discutere per le sue restrizioni. La scelta di escludere le ragazze transgender e quelle con interventi estetici evidenti sembra più una mossa di marketing per attrarre un pubblico nostalgico della bellezza ‘autentica’ piuttosto che una reale valorizzazione della diversità.
In un mondo dove la chirurgia estetica è diventata la norma e le identità di genere sono in continua evoluzione, queste regole suonano come un campanello d’allarme. Perché escludere chi non rientra in un canone di bellezza obsoleto? La realtà è meno politically correct: per molte giovani, la bellezza è un concetto fluido, e Miss Italia, con le sue regole rigide, rischia di diventare un relitto del passato.
Un concorso che si difende nel tempo
Mirigliani giustifica le sue scelte affermando che “l’accettazione di sé” è fondamentale, e che la pressione esterna da parte dei social media ha portato a una “omologazione estetica”. Ma siamo davvero sicuri che escludere a priori ragazze che hanno scelto di modificare il proprio corpo rappresenti una difesa di valori? Oppure è solo un tentativo di mantenere un controllo su un concorso che, di fatto, sta cercando di rimanere rilevante in un panorama che è cambiato radicalmente?
Il divieto di avere profili su piattaforme come OnlyFans e di posare nuda è emblematico. Mirigliani afferma che queste restrizioni sono necessarie per proteggere le concorrenti, ma escludere le donne che decidono di monetizzare la propria immagine è un modo per negare la loro autonomia. Inoltre, come può un concorso di bellezza affermarsi come difensore dei diritti delle donne se non accetta la loro libertà di scelta?
Conclusioni e riflessioni
Quello che emerge è un quadro contraddittorio: Miss Italia vuole rimanere un simbolo della bellezza italiana, ma lo fa a scapito della diversità e dell’inclusione. Le ventenni di oggi non si riconoscono più nei canoni di bellezza di ieri, eppure il concorso continua a escludere chi non si conforma a questi standard antiquati. So che non è popolare dirlo, ma il risultato di tali scelte è un concorso che si allontana sempre più dalla realtà delle giovani donne.
In un’epoca in cui l’inclusività dovrebbe essere la norma, Miss Italia sembra ancorata a una visione ristretta e superata. È giunto il momento di riflettere su cosa significhi davvero bellezza e su quali valori vogliamo sostenere. Non possiamo più permettere che il concorso di bellezza più famoso d’Italia diventi un’arena in cui la diversità è esclusa. È tempo di un cambiamento radicale.