Tel Aviv, 7 feb. (Adnkronos) – "Noi siamo pressati dai nostri cosiddetti amici, gli americani. Hanno i loro interessi, non vedono occhi negli occhi le stesse cose che vediamo noi. Quando dicono che vogliono distruggere Hamas, in verità loro sono disposti a che Hamas sopravviva. Ma la pubblica opinione israeliana non lo accetterà. Anche se il governo è sotto pressione".
Lo dice alla Stampa Gabi Siboni, direttore dei programmi “Military and Strategic Affairs” e “Cyber Security” all’Istituto Inss (national security studies) all’Università di Tel Aviv e senior consulente per l’Idf. "Non so se alla fine cederemo per un accordo: c'è la pressione delle famiglie, e quella americana", spiega Siboni. Quanto a concessioni, "non lo so. Nei primi giorni dopo il 7 ottobre ho provato a immaginare uno scenario non confortevole per la leadership di Hamas. Sarei stato disposto a sostenere con Israele il rilascio di tutti i principali leader a patto che venissero poi portati in altri Paesi non confinanti con Israele, in cambio della resa dell'intera Hamas. Anche loro sarebbero stati espulsi in un Paese terzo. Dunque ero disposto a lasciarli andare".
Anche adesso, aggiunge l'ufficiale israeliano, ma "se vogliono arrendersi e andare in altri Paesi, non gli daremo nessuna garanzia sul dopo. Li inseguiremo fino alla fine del tempo. Ora la situazione è cambiata, abbiamo avuto molti soldati uccisi, ora dobbiamo finire il lavoro. E lo faremo. Loro non si consegneranno mai. Sono molto determinati e combattono per la morte. Dobbiamo dunque ucciderli e li uccideremo". Hamas aveva una strategia, dice ancora, "la loro difesa è nei tunnel, ma noi ne abbiamo smantellata una vasta porzione. Ma domando: come puoi mobilitare tanti munizioni e missili? Glielo dico io: c'è una sola strada. Non può esser dal mare perché ne abbiamo pieno controllo. Dal lato di Israele non è possibile. Dall'Egitto è l'unica strada. Qualunque cosa si dica, il denaro ha un potente impatto di convinzione. Dunque hanno pagato. Hamas ha una mente militare, c'è certamente Sinwar, ma soprattutto hanno avuto molti consiglieri, e molta logistica iraniana, via underground. Credo che la sorpresa degli iraniani non riguardasse l'azione ma il timing. Se parli con l'Iran ti dicono che la cosa era prematura, occorreva farla insieme".
Anni fa, nel Sud del Libano, "c'erano 2.800 tunnel – dice ancora Siboni – Li trovammo, distruggemmo e abbiamo fatto un museo. I tunnel sono la firma dell'Iran. Il Qatar ha certamente messo molto denaro. Hamas è una sua creatura. E il Qatar è uno dei più sofisticati nemici dell'Occidente. Stiamo giocando con loro. Il Qatar sta comprandosi ad esempio tutti gli accademici Occidentali. Poi c'è Al Jazeera, che è uno dei maggiori canali del mondo. Anche Israele gioca. Nella trattativa Hamas dice che negozierà solo attraverso il Qatar. Questo è il Medioriente: in cui diciamo fuck yourself, e poi comunque trattiamo perché sappiamo che è la sola strada. La maggior forza dell'Iran sono i suoi proxy, e l'Iran non vuole perdere il suo maggiore asset. Senza proxy gli rimarrebbe solo il progetto iraniano. Ma non avrebbe nessuna capacità convenzionale. Al momento però hanno perso Hamas, e non credo dunque che vogliano perdere Hezbollah. Il Libano pagherebbe un grande prezzo. Gli Italiani gestiscono lì Unifil. Ma non fanno niente. Non possiamo in realtà fidarci di nessuna organizzazione internazionale, tutte disposte a prendere rifugiati dalla Libia, dalla Tunisia, dalla Siria, chiunque, ma non da Israele.Perché? Visto che amano Gaza così tanto perché non ne prendono qualcuno? E gli Europei, dove sono spariti?".
Quanto al rilascio di Marwan Barghuti, Siboni afferma che è un uomo le cui mani sono sporche di sangue. E lo saranno per sempre. L'Autorità Palestinese è un potere fallito corrotto, per cui persino i palestinesi non contano: perciò vogliono Hamas. L'Anp e gli americani dicono che vogliono la soluzione a due Stati. È come se parlassero a sé stessi. Due Stati per Abu Mazen, una soluzione consegnatagli sulle spade dei soldati di Israele! Chi gli darà questa opzione? Speriamo che questi (i democratici, ndr) non vengano rieletti in novembre, e se invece sono rieletti andremo incontro a un'altra crisi con gli americani. E allora? Di crisi con loro ne abbiamo attraversate tante. Se Trump sarà eletto spero che sarà meglio, ma potrebbe anche esser peggio. Non so, ma dobbiamo dargli una possibilità".