L’omicidio di Carol Maltesi è avvenuto l’11 gennaio 2022 nella sua abitazione di Rescaldina. Dopo la prima sentenza, il caso è arrivato davanti alla Corte d’Appello di Milano, dove è stata emessa una decisione cruciale nei confronti di Davide Fontana, accusato dell’omicidio. Il nuovo processo d’appello ha portato a una sentenza drastica, che segna un importante capitolo nella vicenda giudiziaria e nella ricerca di giustizia per la vittima e la sua famiglia.
Omicidio Carol Maltesi
Davide Fontana ha ucciso la sua vicina di casa a Rescaldina, una giovane originaria di Sesto Calende, di cui era ossessionato. La vittima, Carol Maltesi, aveva deciso di trasferirsi a Verona per stare vicino al figlio di appena sei anni, che viveva con il padre in Veneto, notizia che ha scatenato la furia di Fontana. L’uomo, che ha confessato il delitto, ha aggredito la giovane con violenti colpi di martello, per poi infliggerle un fendente mortale alla gola.
I due avevano programmato di realizzare un video hard da vendere su OnlyFans: durante la scena, Carol fu colpita alla testa con un martello per ben 13 volte mentre era legata a un palo da lap dance, e infine uccisa con una coltellata alla gola. Dopo l’omicidio, Fontana ha smembrato il corpo, conservando i resti nel congelatore per diverse settimane, prima di abbandonarli in quattro sacchi di plastica gettati da un dirupo a Paline di Borno, nel territorio bresciano.
Oltre all’accusa di omicidio volontario, Fontana dovrà rispondere anche di distruzione di cadavere.
Omicidio Carol Maltesi, drastica sentenza per Davide Fontana nel nuovo processo d’appello
Nel pomeriggio di oggi, giovedì 15 maggio, la seconda Corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna all’ergastolo per Davide Fontana, riconfermando così la sentenza sul delitto di Carol Maltesi.
I giudici hanno ribadito la presenza dell’aggravante della premeditazione, elemento centrale su cui la Corte di Cassazione aveva disposto il rinvio del procedimento a Milano per ben due volte, su richiesta dei legali di Fontana. Anche la sostituta procuratrice generale Simonetta Bellaviti si era espressa a favore della pena più severa, sottolineando la gravità del reato commesso. Le motivazioni saranno rese note tra 60 giorni