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Operazioni militari israeliane a Gaza: inizio della fase terrestre

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L'esercito israeliano ha avviato operazioni militari a Gaza City, con l'obiettivo di smantellare le roccaforti di Hamas.

AGGIORNAMENTO ORE 23:30 – Nella notte è iniziata la prima fase delle operazioni militari terrestri dell’esercito israeliano su Gaza City. Le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno già preso il controllo della periferia della città, un luogo considerato la roccaforte principale di Hamas nella Striscia. Questo sviluppo rappresenta un cambiamento significativo nel conflitto, segnando il passaggio a una fase di combattimento urbano.

Sul posto, il generale di brigata Effie Defrin, portavoce delle IDF, ha dichiarato: “Le nostre forze hanno avviato le prime manovre e controllano i sobborghi esterni di Gaza City.”

Dettagli delle operazioni militari

Il via libera per l’operazione è giunto direttamente dal ministro della Difesa, Israel Katz, e dal gabinetto di sicurezza. Secondo fonti locali, il piano militare – noto come “Gideon’s Chariots II” o “Piano B” – ha come obiettivo la conquista di Gaza City e il disassemblaggio dei centri di comando di Hamas. Ma non è tutto: l’IDF ha mobilitato circa 60.000 riservisti, mentre altri 20.000 militari vedranno prolungata la loro permanenza. Questo suggerisce che ci troviamo di fronte a una campagna militare di lunga durata, con un piano strategico ben definito.

Il premier Benjamin Netanyahu ha esortato a intensificare le operazioni per porre fine alle ultime roccaforti terroristiche. Ma come si sta muovendo l’IDF? La loro strategia include il disinnesco della rete di tunnel sotterranei di Hamas, noti come “metropolitana di Gaza”. Per raggiungere questo obiettivo, vengono impiegati robot, cani addestrati e unità speciali, affiancati da raid aerei mirati. Non mancano, inoltre, metodi innovativi, come l’inondazione dei tunnel con acqua di mare. Quanto può durare questa situazione? La risposta è incerta, ma il conflitto sembra destinato a protrarsi.

Impatto umanitario e reazioni internazionali

Nonostante l’impegno dell’esercito israeliano a creare corridoi sicuri per i civili, le ONG segnalano ritardi significativi nell’accesso agli aiuti umanitari. La popolazione civile si trova in condizioni disperate, intrappolata nel conflitto. E che dire della proposta di Hamas, sostenuta da Egitto e Qatar, di un cessate il fuoco di 60 giorni in cambio di ostaggi? Rimane attualmente senza risposta ufficiale da parte israeliana, alimentando ulteriori tensioni. Ti sei mai chiesto come possano vivere le persone in una situazione così complessa?

Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Giordania e Turchia hanno accusato Israele di compromettere le possibilità di pace, mentre l’Unione Europea ha ribadito l’importanza del rispetto del diritto internazionale. Gli Stati Uniti, pur continuando a sostenere Israele, esprimono preoccupazione per l’impatto umanitario della situazione. È chiaro che il mondo sta osservando con attenzione.

Prospettive future

Gaza City rappresenta un obiettivo strategico e simbolico per Israele, essendo il cuore delle operazioni di Hamas. La conquista della città potrebbe avere ripercussioni significative non solo sul piano militare, ma anche sul futuro politico della regione. Senza un piano di amministrazione post-bellica, gli analisti avvertono del rischio di un’occupazione lunga e costosa. Cosa accadrà a quel punto?

Alla luce degli eventi in corso, il bilancio rimane tragico: migliaia di vittime palestinesi e centinaia di soldati israeliani. Il conflitto, che ha preso avvio con l’attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre 2023, ha reso la situazione nella regione sempre più instabile. La comunità internazionale continua a invocare la soluzione dei due Stati, ma le attuali operazioni militari sembrano allontanare ulteriormente questo obiettivo. Riusciremo mai a trovare una via d’uscita a questa spirale di violenza?