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Crisi, debiti e dignità: la soluzione che pochi consulenti conoscono

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In un momento storico segnato dai debiti e dall’esclusione finanziaria, l’articolo spiega come le procedure minori del Codice della Crisi possano offrire una seconda possibilità concreta a famiglie e piccoli imprenditori. Un viaggio tra soluzioni reali, strumenti giuridici e storie vere di rinascita economica.

La crisi non è solo un fatto contabile, è qualcosa che entra in casa, si infila tra i pensieri, logora i rapporti, spegne l’entusiasmo. Ma non è solo fine, può essere anche inizio. Oggi esiste uno strumento che pochi conoscono davvero e ancor meno sanno usare: il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. In particolare, le procedure minori dedicate a soggetti sovraindebitati come famiglie, ex imprenditori, soci di società fallite, rappresentano una vera rivoluzione silenziosa che può salvare esistenze economiche e restituire futuro.

Per anni, chi falliva era marchiato, escluso, abbandonato. Una volta caduto, non c’era più ritorno. Ma ora il legislatore ha cambiato rotta. Ha riconosciuto che la crisi non è una colpa, ma un momento. Che l’esdebitazione non è un favore, ma un diritto. Che si può ripartire. E oggi chi accompagna questa rinascita è una figura nuova: l’advisor finanziario. Non un burocrate, ma una guida. Non solo un tecnico, ma un ponte tra il caos e la speranza. Un professionista capace di tradurre la complessità giuridica in soluzioni umane, concrete, sostenibili. Deve avere conoscenza profonda, etica salda, empatia autentica. Perché non sta gestendo numeri, ma persone. Ed è proprio grazie a questo nuovo ruolo che strumenti come l’esdebitazione dell’incapiente stanno cambiando la vita di tanti. Prevista dall’articolo 283 del Codice, consente a chi non ha nulla, né redditi né beni, di cancellare i propri debiti impagabili senza dover proporre piani impossibili, senza dover combattere lunghe guerre legali. Solo buona fede, trasparenza, collaborazione. E in pochi mesi può tornare a respirare. Chi invece ha ancora un minimo di forza economica, può tentare il concordato minore. Una procedura negoziata, in cui con l’aiuto dell’OCC si propone un piano ai creditori. Anche quelli pubblici, come l’Agenzia delle Entrate o l’INPS, possono essere “superati” grazie al cram down. Non serve la loro approvazione, ma solo che il piano sia conveniente. È un passaggio storico. Significa che si può ripartire anche senza l’ok dei creditori più ostinati, se la soluzione è la migliore possibile. E poi c’è la liquidazione controllata. Spesso i debitori possiedono solo la casa dove vivono. E rinunciare anche a quella sarebbe disumano. Il giudice, se l’abitazione non ha reale interesse per i creditori, può escluderla dalla liquidazione. Una norma che tutela non il patrimonio, ma la dignità. E per chi è solo un consumatore, non un imprenditore, esiste la ristrutturazione dei debiti. Pensata per famiglie, dipendenti, pensionati. Permette di proporre piani dilazionati, parziali, o di chiedere esdebitazione finale. Gli strumenti esistono. Funzionano. Ma bisogna conoscerli, saperli usare, spiegare bene. Perché ogni storia è diversa. Come quella di Mario, ex imprenditore edile, con 480.000 euro di debiti e solo la pensione minima. Grazie a un buon advisor e a un OCC competente, ha ottenuto l’esdebitazione totale in cinque mesi. Senza fare causa, senza proporre piani irrealizzabili. Solo rigore, verità, collaborazione. O come Luisa, artigiana in difficoltà, che ha proposto un concordato con falcidia al 60%. L’Agenzia delle Entrate si era opposta, ma il Tribunale ha detto sì, perché il piano era migliore della liquidazione. Oggi la legge consente davvero una seconda possibilità. Ma serve metodo, conoscenza, visione. Gli strumenti sono validi, ma se usati male diventano trappole. È qui che l’advisor fa la differenza. Non serve solo compilare carte, serve comprendere, pianificare, proteggere. Serve un nuovo umanesimo professionale. Perché dietro ogni debito c’è una persona. E ogni persona ha diritto a una seconda occasione.